Masoko
Le Vostre Speranze Non Saranno Deluse
(CD, Modern Life)
pop
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A quattro anni dal precedente lavoro con Giorgio Canali, il gruppo romano Masoko pubblica il terzo album, Le Vostre Speranze Non Saranno Deluse, disco di 11 brani che offre “una visione, apocalittica quanto cinica e impertinente” del nostro tempo che crolla come la Borsa, su ritmi pop solari, testi mordaci e contenuti taglienti, talvolta ironici.
Il nome è preso da una canzone dei Police e devo ammettere che non è una band che terrei nella scatola dei miei gruppi preferiti, il loro non è proprio il mio genere. Tuttavia sono sorpreso che questa formazione non abbia raggiunto una visibilità maggiore di Sonorha o Mengoni, perché ci troviamo di fronte ad un disco di buona produzione, ben suonato, senza evidenti sbavature, registrato al Cosecomuni Studio dove hanno fatto un bel lavoro.
I Masoko miscelano ritmi elettronici e funky in un collage melodico dai toni raggianti, pieni e caldi. Fin dalle prime note di Il Futuro Non E’ ascoltiamo una composizione fatta di sobrietà efficace, refrain frizzanti che si susseguono nei brani successivi come Buco Nella Testa e Fortuna. Molta tastiera preponderante, ma anche la chitarra di Alessandro La Padula è ben eseguita nelle sue parti di accompagnamento, il basso di Ivana Calò è sempre cadenzato in brani come In Alto e la ritmica di Simone Ciarocchi è principalmente percussiva ma non tribale, come Birra e Sigarette e Oggetti.
Chiaramente stiamo parlando di un pop non elaborato, senza virtuosismi tecnici, con testi rivolti in seconda persona, monologhi di emozioni da condividere, consigli da elargire, preoccupazioni e dissensi da esprimere con naturalezza. Brani non proprio cantautorali, parole messe assieme creando altra melodia e concetti diretti. Una voce piacevole quella di Davide De Leonardis, ma nel complesso non abbiamo sperimentazioni, assoli leggendari, canzoni memorabili: resta però un disco migliore di certe produzioni scialbe che ogni tanto ci arrivano.
Il pezzo che ho gradito maggiormente è Mi Vuoi Ammazzare, che forse ricorda qualcosa di morigerato dei Quartiere Latino, anche se il testo non è tra i migliori, ma assieme alle due canzoni seguenti, Tirati un po’ Su e gli 8 minuti di Tutto Era Ieri, dal testo breve e una lunga sessione sonora, chiude gradevolmente l’album.
A conti fatti il disco necessiterebbe di maggiore originalità, sinonimo di maggiore ricerca compositiva. Per curiosità sono andato a cercare qualcosa sul Tubo sul loro sound passato e devo ammettere che li ho trovati più interessanti ai tempi di Savoir Faire: bisogna riconoscere però che la band possiede una forte personalità diversa dalle proposte contemporanee.
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