120 Days
120 Days II
(Cd, Splendour Records)
industrial rock, EBM, techno
____________
E se una tempesta digitale stesse per scendere dal freddo nord fino a noi? Questo vento di synth probabilmente ci suonerebbe ugualmente familiare, dal momento che lungo il suo percorso ha raccolto diligentemente i pezzi di altre correnti, destrutturandoli, riarrangiandoli in un nuovo essere.
Questa tempesta si chiama 120 Days, traendo spunto da quello che è il romanzo di de Sade, il che, come vedremo, è indicativo dell’attitudine della band: trattasi di un quartetto norvegese approdato finalmente al seguito del suo primo album omonimo, datato ormai 2006.
Due anime convivono in 120 Days II. La prima è quella dell’EBM europea, di più diretta matrice tedesca e dalle sonorità più corpose e vicine al crossover e all’industrial rock: è qui che affiorano i vecchi tratti post-punk alla Killing Joke, visibili come in filigrana nell’atmosfera soffocante, nella scelta del nome, nel cantato.
La seconda viene diretta da oltreoceano ed è la techno made in Detroit, coi suoi loop dalle linee pulite e minimaliste. Spazio aperto anche a contaminazioni ritmiche dal gusto tribale, come nell’intro di SF. A prendere forma è un romanzo di fantascienza, un’allucinazione dell’era digitale, un sottosuolo di sampler.
Che i 120 Days siano dei tipi decisamente sopra le righe lo si può dedurre già dalle vicende biografiche della band, ma questa particolarità traspare in primis dalla loro musica, a volte robotica, ossessivo-compulsiva, vorticosa, altre sognante, eterea, cristallina. In arresto a un passo della realtà, sempre.
Gli ultimi articoli di Delia Bevilacqua
- Spasmodicamente: Questa Maledetta Nazione - October 11th, 2012
- Intervista ai Devocka - September 19th, 2012
- Devocka: La Morte Del Sole - August 7th, 2012
- Surgery: Reset - June 25th, 2012
- Les Brucalifs: Tearunner - June 16th, 2012