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Mokadelic: Come Dio Comanda

I Mokadelic sono un gruppo di elevata qualità e con le carte in regola per affermarsi ad alti livelli. Gabriele Salvadores li ha scelti, in maniera rocambolesca, per la colonna sonora del suo Come Dio comanda, ma l’ottimo risultato ottenuto non ha niente da spartire con la casualità

Mokadelic

Come Dio comanda

(Cd, CAM/Ird, 2008)

post-rock, psichedelia

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cdcSe un giorno i Mokadelic scriveranno la loro biografia, non potranno negare un capitolo importante all’anno 2008. Un periodo decisivo, durante il quale hanno cambiato nome, abbandonando il semplice Moka, partecipato – insieme ad altre realtà – allo splendido progetto di Niccolò Fabi dal titolo Violenza 124 e soprattutto ideato la soundtrack di Come Dio comanda di Gabriele Salvadores.

La band romana – un bel combo di cinque elementi dal tocco calibrato – dà vita a una miscela fatta di post-rock e psichedelia, capace di produrre visioni di mondi lontanissimi, fatti di scenari secchi, aridi, ma che d’improvviso si aprono su oasi colorate, lussureggianti. Il cambio repentino d’atmosfera e le aperture melodiche di grande enfasi sono le armi migliori dei Mokadelic, e forse vanno ricercati in questi elementi i motivi che hanno spinto Salvadores a sceglierli per la sua pellicola.

Dodici pezzi strumentali elaborati, per volontà dello stesso regista, come se fossero un album autonomo della band, la quale ha preso ispirazione dai temi che sarebbero stati affrontati nel film: composizioni suggerite dalla lettura della sceneggiatura, ma che vivono di luce propria anche senza l’ausilio delle immagini. Nel complesso, vanno sottolineate le melodie sviluppate dalle chitarre di Alessio Mecozzi e Maurizio Mazzenga, che si intrecciano su basi ritmiche dall’accentuato dinamismo e che danno luogo ai momenti di maggiore emozione, come l’iniziale But I Will Come Back, splendida nel suo essere così dolce e affascinante, e Black Face Sparkling Crown con la batteria marziale che fa da sfondo a un crescendo di sensazioni che si sedimentano inesorabili, senza fretta. Completano il quadro alcuni interventi di piano elettrico eseguiti da Niccolò Fabi, che rendono il tutto più levigato, rotondo.

Un bel disco, che fa venir voglia di affacciarsi alla finestra e sognare guardando in lontananza e per il quale vale la pena spendere il più classico degli auguri: cento di questi anni.

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