Julie’s Haircut
Our Secret Ceremony
(2Cd, A Silent Place)
alternative rock
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Il primo incontro con i Julie’s Haircut l’ho avuto nel 2003, allora ero uno studentello universitario che tra un cazzeggio e l’altro si godeva la sua mezz’oretta di MTV Brand: New per tenersi un minimo aggiornato (ogni commento è superfluo). A quel tempo il conduttore era Enrico Silvestrin e sul suo divano erano accomodati due elementi dei Julie’s; poco dopo mandarono il video The Power of Psychic Revenge, e fu subito amore. Un po’ pop, un po’ rock, il cantato in inglese e un video che faceva molto indie, mi suonavano quasi grunge, ma più scanzonati.
Decisi di cercare altre informazioni sulla band, scoprii che erano emiliani e attivi dal 1994, ma effettivamente Adult Situations era stato il primo disco ad avere una distribuzione decente. Intanto gli anni passavano, i nostri davano alle stampe altri dischi, facevano qualche apparizione in festival esteri (IPO, Eurosonic oltre ai nostri Arezzo Wave, Independent e Traffic), ma lentamente iniziavano a distaccarsi da quel garage rock misto a pop degli esordi.
Oggi danno alle stampe forse il lavoro più ambizioso, Our Secret Ceremony, un bel doppio (disponibile anche su vinile) in cui i Julie’s tentano di dare sfogo a tutti i loro differenti umori. Diciamolo subito, il disco è ottimo, ma non è un capolavoro, nel senso che soprattutto nel secondo cd si sente il peso di qualche eccessiva lungaggine, ma la carne sul fuoco è effettivamente tanta e la qualità è palpabile. Il suono della band è solido e potente, il loro lato sperimentale prende definitivamente il controllo con lunge suite strumentali, frutto del lungo lavoro d’improvvisazione in cui i Julie’s si cimentano dal vivo. Interessante il brano They Came To Me, dove Laura, rievocando lo spettro di Nico regala un ispirato cantato. Magnifiche anche le svisate a base di sax psichedelico su Mean Affair, richiami ai King Crimson che contano e ai momenti più jazzati dei Soft Machine. In generale Our Secret Ceremony suona molto krautrock, Neu e Can su tutti (la collaborazione di Damo Suzuki non è un caso), ma per i meno alternativi, anche alcuni momenti degli U2 di Pop con le chitarre più monolitiche.
Nel complesso, un disco che crescerà ascolto dopo ascolto e che nel tempo farà cogliere un’infinità d richiami e citazioni.
P.S. Anche “Il Foglio” di Giuliano Ferrara ha parlato di loro (!!!).
Sito ufficiale dei Julie’s Haircut
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