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Onirica: Com’è Bella La Mia Gioventù

La leggerezza di una gioventù respirata a pieni polmoni, il peso dei ricordi e di una storia tramandata di generazione in generazione. Un disco sì, ma anche un album di famiglia

Onirica

Com’è Bella La Mia Gioventù

(Cd, BulbArtWorks)

pop, post-rock

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La band? Onirica, ma non così distante da una genuina concretezza quotidiana. Titolo del disco? Com’è bella la mia gioventù. Così, per un innocente esercizio di  brainstorming due sono i rimandi che mi sono balenati in mente nell’imbattermi in queste parole. Il primo: La Meglio Gioventù, film di Giordana, la storia d’una famiglia e di una nazione e, nel caso di questo disco, l’intrecciarsi inevitabile di un vissuto personale e delle vicende di un’Italia fin troppo riconoscibile. Il secondo lampo: l’omonima raccolta di poesie di Pasolini, al quale è comunque riservata interamente una canzone, Giulia GT.

Sarà questo uno dei motivi per cui, volenti o nolenti, queste dieci tracce, suonano come poesie sussurrate a mezza voce; quelle lette per caso, a stralci, sbirciando casualmente e furtivamente tra gli scaffali della libreria. Storie solo in parte dischiuse, cariche di punti interrogativi e significati personali che ci si vuol leggere, e in questo caso sentire, dentro.

Gli Onirica non sono che quattro giovani musicisti partenopei, attivi dal 2002, che non si ripropongono di rivoluzionare i modi tantomeno i temi della tradizione cantautoriale, eppure niente suona banale sebbene estremamente familiare. Le parole si rincorrono spontaneamente su un tessuto sonoro dal retrogusto di un post-rock che avanza in punta di piedi nel campo incontaminato del pop.

In questo colloquio confidenziale si vira con agilità e facilità tra ironia, cultura popolare, miti e fantasmi di un’epoca, vicissitudini sentimentali. Il tutto con un’eleganza che solo la semplicità e la discrezione descrittive di quei dieci immensi e profondi microcosmi possono conferire.


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Delia Bevilacqua
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