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Low-Fi: What We Are Is Secret

Due anni in giro per l'Europa hanno fatto crescere notevolmente i Low-Fi, che nel full-length d'esordio si mostra più matura nell'approccio e sempre originale nella composizione

Low-Fi

What We Are Is Secret

(CD, Octopus Records/Audioglobe)

indie rock, electro, post-punk


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Low-Fi- What We Are Is SecretQualcosa non ha proprio senso, come ripete il primo verso che apre What We Are Is Secret: e cioè, il fatto che i Low-Fi non siano abbastanza noti al mainstream.

Quasi due anni dopo l’omonimo EP, i Low-Fi pubblicano il primo album What We Are Is Secret, registrato al K-Lab Studio di Napoli, prodotto da Giuseppe Fontanella (chitarrista dei 24 Grana), con cui la band collabora dal 2006, e masterizzato agli Swift Studio di Londra. Il precedente EP, che conteneva solo cinque tracce, ha fornito non solo un assaggio di popolarità, ma anche un importante tour europeo grazie al quale i Low-Fi si sono fatti le ossa, migliorando notevolmente il sound sia in maturità di composizione sia in originalità di esecuzione.

Dopo essere stati in giro per il Vecchio Continente, i Low-Fi si sono chiusi a scrivere per quasi un anno: hanno così dato alla luce un album profondo, sentito, a volte triste e malinconico, ma forse proprio per questo conscio; un album dominato dall’elettronica e da synth ossessivi, arricchito da chitarre distorte e da linee vocali crude e taglienti. Da non dimenticare, poi, il contributo di forti realtà della scena electro internazionale, tra cui Shonwald e Sexinspace.

What We Are Is Secret inizia con Something, che è anche il primo singolo estratto, anello di congiunzione con il precedente EP, martellante e rumoroso nella prima parte, svela poi un ottimo intreccio di voci nella seconda parte. Daylight è travolgente e grintosa, di Dead Disco Syndrome si ricorda sicuramente il bridge, vicino al post-punk; Speed Control è molto fresca, resta in testa; What We Are Is Secret, da cui prende nome il disco, rallenta il mood, ma ci pensa Private Revolution a riportarci sui giusti binari. The Evidence In A Missing Link non incide molto; On The Scene è rabbiosa, così come Steinhaus. Chiude il disco Piano Metal, lenta, intima e dannatamente low-fi.

Non solo elettronica, dunque, ma arrangiamenti molto curati e suoni che sanno sempre la direzione verso cui puntare: Strokes, Placebo e Joy Division? Solo influenze. Cosa sono (e cosa posso offrire) i Low-Fi, non è un segreto, come invece il titolo del disco vorrebbe farci credere. La loro bravura, infatti, è sotto gli occhi (anzi, le orecchie) di tutti.

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