White Rose Movemet + Nuove Officine Rumori
8 maggio 2009, Roma, Blackout
live report
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I White Rose Movement hanno un discreto seguito nel nostro Paese. É per questo che, nel redivivo Blackout di Roma, ci saremmo aspettati un po’ di gente in più rispetto al manipolo di fans che si sono assiepati sotto il palco. Probabilmente l’avranno avuta vinta le Client, che suonavano la stessa sera e oltretutto in un club abbastanza vicino, o il mega-raduno elettronico Dissonanze, chi può dirlo.
Ad aprire la serata la band romana Nuove Officine Rumori, tutti provenienti da diverse esperienze dell’underground romano e da qualche anno insieme per un progetto di “sano” rock, a base di bei testi e con sonorità chitarristiche poco inclini sia ai cori da stadio sia alle soluzioni di facile presa. Le canzoni dei NOR trasudano amore per il post-punk e passione per gli Husker Du, ma scientemente la band ha deciso di fare i conti con i suoi padri putativi, non di scendere a compromessi.
Molti stasera sono qui proprio per loro e Nazzareno Curci e soci non deludono le aspettative con circa quaranta minuti di concerto robusto e compatto, fatto di buone canzoni che pagano pegno alla loro stessa natura, che chiede un livello d’attenzione piuttosto alto e che mal si coniuga col ruolo di gruppo spalla e con un addetto al mixer tanto distratto da lasciare per tutto lo show che le voci facessero marmellata con gli alti strumenti.
I White Rose Movement, invece, hanno fatto una specie di prova generale col pubblico. Stanno per pubblicare il loro secondo album e a fine mese partiranno per un lungo tour inglese. Hanno approfittato della nota indulgenza del pubblico italiano per fare una specie di test quindi, a Roma e a Brescia, per provare il nuovo show.
Nonostante il pubblico non conoscesse la maggior parte delle canzoni proposte, che appariranno nell’imminente nuovo Cd, gli inglesi si sono meritati sul campo massicce doti d’applausi. Seppure i singoli già collaudati del loro precedente lavoro (Girl Is Back, Kick, Love Is A Number) non hanno scatenato i cori auspicati da Flinn, il cantante-frontman dei WRM che potrebbere essere un nipotino di Ian Curtis, il concerto è filato via abbastanza liscio.
Il primo Cd dei WRM aveva con i Block Party in condominio il produttore, mentre stilisticamente si presentava come una sintesi di diverse correnti anni ’80 (shoegaze, post punk, new wave, new romantic, ,..), spesso mischiate con risultati felici e strizzando l’occhio ai dancefloor alternative come quello del Blackout stesso.
Le canzoni nuove ascoltate stasera, invece, sembrano essere più … dirette e meno contaminate. Si spazia lo stesso tra i generi di riferimento, ma a volte l’elettronica è più massiccia e incisiva, altre sono le chitarre a farla da padrone, in altri episodi si cerca a tutti i costi il singolo radiofonico, o le percussioni in stile tribale (che andranno di moda specie in ambito dance nel 2010) sono una spanna sopra agli altri strumenti. Insomma, stesse influenze, stessa piacevolezza, stesso divertimento, ma meno commistioni.
Ovviamente queste considerazioni riguardano un solo ascolto e per di più dal vivo, con Flinn che ha cantato decisamente peggio rispetto all’altro concerto dei WRM a cui avevo partecipato (luglio 2008).
Fanno impressione i White Rose Movement per la giovane età, almeno quella che dimostrano: sembrano proprio che abbiano appena finito il liceo (e sono invece in giro già da quattro anni). Fa impressione come almeno la metà del pubblico maschile presente sia letteralmente ipnotizzato da Poppy e dalla sua incantevole bellezza. Fa impressione come un sound con più di vent’anni di vita, seppure riproposto da ragazzini, sia ancora straordinariamente attuale e catalizzi l’attenzione di fans di tutte le età. Concludendo, i White Rose Movement hanno carisma da vendere e tutti i numeri per essere una band destinata a restare nel cuore del pubblico, al di là delle mode. Ma se sarà veramente così … lo scopriremo solo col tempo, che potrebbe essere dalla loro parte.
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