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Captain Mantell: Ground Lift

Ground Lift è il ritorno dei cybernauti sul suolo mortale e finito della terra, dettato da implosioni di suoni elettronici d'intensità notevole e da saette sintetiche che squarciano la mente dell'ascoltatore

Captain Mantell

Ground Lift

(Cd, Irma Records)

electro, space rock

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Captain Mantell- Ground LiftIl capitolo finale della trilogia musicale dei Captain Mantell pare essere approdato anche nell’interporto terrestre.

Dopo un viaggio durato quattro anni e iniziato nel 2007, seppur vissuto a velocità supersoniche, il trio di musicisti è ritornato per cercare di spiegare in musica la loro esperienza galattica. Se Long Way Pursuit ha rappresentato il punto d’ inizio di quest’impresa che ha per protagonista il primo storico caso di inseguimento da parte di un UFO, e se Rest In Space corrisponde alle avventure spaziali vere e proprie, Ground Lift non potrebbe che essere l’ epilogo migliore per un tale avvenimento.

Ground Lift è il ritorno dei cybernauti sul suolo mortale e finito della terra, dettato da implosioni di suoni elettronici d’intensità notevole e da saette sintetiche che squarciano la mente dell’ascoltatore e che tentano di fargli raggiungere i meandri più remoti dell’ universo. Un mix psichedelico e radioattivo, che rende bene l’ idea del loro viaggio in diverse sfumature.

I Captain Mantell non deludono i fan e non lasciano a mani vuote nemmeno i nuovi ascoltatori, che sentendo brani forti d’appendice sono spinti a voler conoscere i motivi e i risvolti del viaggio iniziale. Una valanga di impulsi elettrici sommerge colui che si appresta a voler partire in questo viaggio fatto di luci e alta velocità, nei quali però si riconoscono ritmi ancora tradizionali ben integrati nel complesso. Scariche di pura energia che rimandano alle sonorità sperimentali in The Dark Side Of The Moon ma che mai però toccano le cupa impronte dei Depeche Mode.

Se We Need A Fix tenta di far comprendere il cambio di direzione con l’ intenzione di ristabilire la nuova e vecchia rotta terrestre, la carica dettata da brani come di Why I’m Dead o Mr. B imprime il ritmo, abitua l’ orecchio e orienta l’ immaginazione verso scenari trascendenti. Mentre il pensiero varca i confini del sistema solare con climax ascendenti di suoni quasi alieni come in Before We Perish e Jusdt For Us, un piede resta ancora nell’al di qua, ma non è un qualcosa di negativo, bensì un attesa piacevole in cui vi è una riscoperta di temi e idee passate, e Yesterday (Like The Beatles Say) ne è un esempio valido.

Ma il viaggio sta per concludersi, e vi è bisogno di uno sprint finale non da poco.

Ecco il motivo di Yeah Nothing e Foresteria (Venice – Istanbul), che preparano lentamente tutto il corpo al riaccumulo di energia, mantenendo toni alquanto bassi che suggeriscono appunto tale intenzione e fanno permanere la suspense, anche se echi del mondo posto come obiettivo finale iniziano già a farsi sentire.

Una volta pronti per il ritorno, carichi di adrenalina, loop e caleidoscopiche visioni, si può far partire Maybe It’s You. Ricordi elettrici si alternano a percezioni sempre più vive, come i suoni propri di Madre Natura. Proprio mentre il vero diviene sempre più razionale, le stelle e i pianeti risultano in crescente lontananza. Il circolo si chiude, la meta è raggiunta. La gravità torna a pesare, le leggi della lentezza inducono all’ uniformazione. L’ atmosfera diventa una barriera di vetro, che permette solo di contemplare.

Ma l’esperienza siderale permarrà nella memoria.

Un iter musicale alternativo, che mira a colpire con la sua potenza elettronica senza mai ferire, lasciando un segno, ma in positivo. Un disco che non può mancare in una raccolta musicale che mira al futuro e che prende allo stesso tempo dalle radici classiche del genere, tutta la linfa necessaria allo slancio visionario nell’ Universo.

CAPTAIN MANTELL – “Before We Perish” from IRMArecords on Vimeo.

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Francesco Caiafa
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