Dente
Io Tra di Noi
(CD, Ghost Records)
pop
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Esce il nuovo disco di Dente e so che già saranno tutti pronti a scatenarsi nei confronti e nelle similitudini, a trovarne le vere origini, ed io penso che a me non interessa. Ormai è il suo quinto disco, e Io Tra di Noi è quello che mi aspettavo e che speravo fosse, ovverosia “un nuovo disco di Dente”: immediatamente riconoscibile e contemporaneamente evoluto sui suoi stessi binari. I giochi di parole e le immagini realisticamente ironiche, che ti fanno pensare sogghignando, sono presenti e più raffinati (fondamentale, per me, nella storia di Dente, è il verso “ti prego torna, torna… da dove sei venuta” contenuta in Canzone di Non Amore dall’album Non c’è Due Senza Te), così come più raffinati e pieni sono gli arrangiamenti con archi e fiati, tanto che anche in questo disco spunta il nome di Enrico Gabrielli (l’uomo le cui giornate durano 72 ore).
Il disco parte sottovoce, pochi accordi, parole che si annullano a vicenda in Due Volte Niente. Piano piano l’evoluzione prende consistenza, suoni e ritmi che si sommano e arrangiamenti che si complicano e si arricchiscono di archi, mentre la parole giocano tra un verso e l’altro, “come di primavera sugli alberi le foglie”. Corpi di donna che diventano paesaggi descritti con poesia e amore, incorniciati da un finale ad alto potenziale ritmico (Casa Tua). In Giudizio Universatile torna il realistico sarcasmo dei versi “l’ultimo amore non si scorda mai, fino a quando non ci pensi più”, immerso in una matrice musicale, che potrebbe arrivare direttamente dagli anni ’70 italiani più pop. Dopo un paio di canzoni leggermente sottotono, più riflessive, che non mi hanno entusiasmato (Io Sì e Puntino Sulla I), il finale presenta il meglio con un trittico bellissimo: La Settimana Enigmatica (“è una settimana intera che non ci sei…più con la testa”), Pensiero Associativo, melodia solare ed accattivante e Rette Parallele, probabilmente, a mio avviso, il punto più alto del disco, per racconto, testi e struttura.
Come dicevo all’inizio, molti diranno che il disco assomiglia a mille altre canzoni di mille cantautori italiani dagli anni ’60 in poi. Cosa c’è da meravigliarsi? Dente è figlio di tutti i cantauori italiani, e di tutta la storia del cantautorato nazionale. Lui vuole essere questo, con tutte le sue peculiarità. A me piace così. Se il nuovo disco di Dente fosse stato uguale ai Radiohead, non mi sarebbe piaciuto. Volevo un nuovo disco di Dente. Eccolo.
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