Vegetable G
L’Almanacco Terrestre
(Digital Download, Ala Bianca Group)
indie pop
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In principio fu Franco Battiato. Quel modo di unire la melodia orecchiabile, fatta di motivetti di tastierina, a testi profondi, a volte criptici, in ogni caso lontani dalla banalità delle canzonette pop da classifica udite fino a quel momento, riempite con frasi fatte logore e scontate. La modalità inedita di unione tra colto e popolare, tra canzone d’autore e canzone leggera, era destinata a fare scuola. Vennero poi i Bluvertigo, poi i Baustelle, che aprirono la pista a una nuova generazione di gruppi sospesi tra leggerezza e profondità. I Vegetable G possono essere considerati degni eredi di questa tradizione.
La band di Bari, con quattro album in inglese alle spalle, si dedica ora a un songwriting tutto italiano, raggiungendo risultati eccellenti. L’Almanacco Terrestre è un album godibilissimo, in cui i testi, che colpiscono per la loro originalità e ricercatezza, vengono alleggeriti da melodie irresistibili e giocattolose, in cui un ruolo di primo piano viene occupato dal synth.
Ciò è chiaro fin dalla title track, che alterna saltellanti riff di tastiera, doppiati ed esaltati da una curatissima sezione di fiati, a maestose aperture di synth, il tutto a favore di un songwriting sofisticato e delicato.
Con L’Aritmetica Non La Capisco appare subito evidente che i Vegetable G hanno un’inclinazione per la melodia facile, che acchiappa al primo ascolto. Il ritornello semplice ed efficace viene reso ancora più memorabile da tastiere naive e infantili. Ma bisogna stare attenti a non confondere questa leggerezza con superficialità: il testo, dietro la sintassi semplice e poco articolata, presenta un retrogusto amaro, enfatizzato da una sferzata di chitarra distorta nel finale, che rende tutto più cupo e profondo.
Questo gioco di polarità, di luci e ombre, percorre tutto il disco: ne l’Uomo Di Pietra c’è un inedito connubio tra la levità del tweepop da tastierina e le cavalcate potenti e oscure delle chitarre distorte; La Voce di Pan sembra estratta da un album dei primi Bluvertigo: una strofa torbida che si apre in un ritornello solare e ipnotico, il tutto accompagnato da un testo a metà tra il filosofico e il non sense. In Galaxy Express è riuscitissima la polarità tra scuro (il basso e la sezione ritmica) e chiaro (il synth).
Non mancano i brani completamente solari e spensierati, come Il Cielo di Van Gogh, in cui un testo ingenuo e quasi sgrammaticato viene accompagnato da arrangiamenti fumettistici e strampalati (ma molto ben curati), uniti a creare un inno irrefrenabile alla gioia. Si passa poi dalla dolcezza della canzoncina rinascimentale Il Giardino Delle Sfere alla tenerezza di Le Avventure Dell’Oblò, dal motivetto nonsense L’Idea di Plancton a La Filastrocca dei Nove Pianeti, forse la migliore del disco, poetica e allegra quanto basta, con una melodia perfetta e un testo dolceamaro.
L’Almanacco Terrestre è un vero e proprio diamante che spicca nel panorama indie. Non è facile essere leggeri e profondi, divertiti e malinconici allo stesso tempo. Eppure i Vegetable G ci riescono con grande naturalezza. E centrano in pieno l’obiettivo.
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