Alternative Religion
1979-2009
(Cd, Oxygenate Production)
punk
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Questo 1979-2009, è uno stranissimo live, uscito in edizione limitata (solo 300 copie) e che costituisce, si legge sul MySpace del gruppo, l’unica testimonianza dell’esistenza degli Alternative Religion, punk band nata a Treviso nel 1979. Un album, si legge sempre nel profilo della band, da conservare come una vera e propria reliquia, un documento grezzo e pulsante, assolutamente sconsigliato ai puristi del suono – e non a torto. L’album è un estratto delle performance live della band tra il ’79 e l’82, il breve arco di attività degli Alternative Religion, che hanno vissuto gli anni di maggior fioritura della scena punk, nazionale e internazionale. Non aspettativi assolutamente nulla di convenzionale o di facile ascolto (nel senso più letterale dell’espressione). Avrete bisogno di immaginazione e senso dell’umorismo per affrontare questo strampalato documento storico.
Ora, sforzatevi e, tornando indietro di una trentina d’anni, immaginate di essere lì, prima dell’inizio di un concerto degli Alternative Religion. Aspettate trepidanti l’ingresso dei nostri sul palco, ma ad un tratto vi rendete conto, con disappunto, che dovete proprio andare al bagno, che vi sarebbe impossibile resistere fino alla fine dello show. Allora decidete di approfittare dei pochi minuti che restano prima che si aprano le danze e raggiungete il bagno. Glissiamo sulle condizioni del bagno, tanto ormai ci siete. Purtroppo però, farsi largo tra la gente ha richiesto più tempo del previsto e il concerto inizia proprio mentre voi siete lì dentro. “Poco male, ora esco” pensate. Ma: serratura bloccata. Non c’è verso di muoverla. Attimo di panico. E poi di rabbia, in cui maledite i bagni e le serrature di tutto il mondo. E infine rassegnazione: insomma dovete sentirvi il concerto stando chiusi lì dentro.
Non è che si senta proprio benissimo, i bagni è noto sono sempre lontanissimi, da tutto e da tutti, quindi dovete lavorare parecchio di fantasia, cercare di indovinare cosa stia accadendo sul palco, captare i suoni, immaginare le reazioni del pubblico. Quegli stralci confusi che riuscite a catturare bastano a ricostruire tutta l’atmosfera che c’è fuori.
Potete intuire quando la gente si scatena, come durante il secondo pezzo in scaletta, o quando, più tardi, è invece concentrata ad ascoltare, quasi ipnotizzata. Avvertite ora l’asprezza distorta di un brano, ora il caos coinvolgente di un altro, applausi, acclamazioni e fischi, come se qualcuno avesse raschiato via suoni e immagini per lasciare solo impressioni.
Insomma è vero che l’album farebbe inorridire i puristi del suono – e anche qualche non purista – ma è vero anche che si tratta di una soluzione ironica, provocatoria, un gioco di immaginazione stimolante, e alla fine dispiace proprio di non esserci stati, a sentire gli Alternative Religion (tanti di noi non erano neanche nati negli anni ’79-’82), dal vivo, da vicino, fosse anche chiusi in un bagno.
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