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Riverside: Memories In My Head

Un minidisco – ma solo sulla carta – la nuova interessante uscita dei polacchi Riverside. In Memories In My Head propongono tre brani ad alta densità di suoni ed emozioni

Riverside

Memories In My Head

(Cd, ProgTeam Management)

prog rock, alternative rock

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riverside-memories-in-my-headMemories In My Head è il nuovo EP dei Riverside, e contiene tre nuovi brani della acclamata prog-band polacca. Non è facile districarsi tra questi ricordi che riecheggiano nella testa dei Riverside, e avventurarvisi è un’esperienza né allegra né rassicurante, ma a suo modo bellissima. Proprio grazie a tutto quel bagaglio placidamente catastrofico che i tre brani in questione si portano dietro.

Un senso di completezza pervade l’intero lavoro, che marca in qualche modo il decimo anniversario della band. La prima traccia, Goodbye Sweet Innocence, che si dipana per oltre dieci minuti, è quella che in realtà ho trovato un po’ più ostica e debole rispetto alle altre due sorelle. Il punto di partenza è in un clima spoglio, sommesso, un po’ tetro, e nelle ondate con cui si frange e rifrange contro l’ascoltatore assume una tensione più altisonante e melodrammatica, che a tratti forse si perde nel mare del cliché.

Più incisivo l’approccio di Living In The Past, dal nerissimo, poco incoraggiante tessuto tematico (racconta, in sostanza, di un reciso rifiuto di vivere in un presente in cui ciò che aveva dato un senso al passato ormai non c’è più). In realtà questo nucleo concettuale è racchiuso in un efficace guscio musicale che non è affatto deprimente, ma anzi sembra muoversi su un unico fascio di tensione, per poi spezzettarlo in tante parti, tante schegge che vanno dall’apocalittico, all’ancestrale/epico, a un dramma scuro come una pozza profonda, e che poi sfocia in un finale di una allegria quasi folle, come un giocattolo impazzito.

Chiude il dolente, a tratti arrabbiato Forgotten Land, una triste parabola di abbandono e distanza che ritaglia, testarda, uno spazio malinconico, introspettivo, con squarci di tempesta, in apertura, ed elementi elettronici (forse un po’ confusionari), in chiusura. Nel mezzo un equilibrio intenso e quasi magico.

Quindi nel complesso un lavoro che si fa apprezzare, e che contiene un gran numero di suggestioni da scoprire e ricostruire di ascolto in ascolto.


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Miranda Saccaro
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