Anoressia, bulimia, depressione, enfisema polmonare, stalking, alcolismo, tossicodipendenza: Amy Winehouse è passata attraverso questo tipo di inferno e probabilmente da altro ancora.
Ieri, 23 luglio 2011, poco prima del quattro del pomeriggio, nel suo appartamento di Camden, a Londra, Amy Winehouse è morta, spentasi per l’ennesimo micidiale cocktail di farmaci e droghe.
Proprio lo scorso anno circolava su YouTube un suo video in cui fumava crack e in cui dichiarava di aver appena preso sei pasticche di Valium.
I fans italiani la attendevano a Lucca, ma il tour è stato cancellato dopo che a Belgrado Amy aveva dovuto interrompere il concerto per i fischi dei fan, infuriati dalle sue condizioni e dal suo continuo farfugliare invece di cantare. Eppure era stata dichiarata disintossicata dall’alcolismo, ma o non è bastato o c’è stata una ricaduta.
Arrivata alla ribalta mondiale già a diciannove anni, con un disco uscito per la Universal, Amy Winehouse s’è spenta a soli 27 anni, l’età in cui se ne sono andati anche Jim Morrison, Kurt Cobain, Jimi Hendrix e Brian Jones.
Mentre arrivano i messaggi di cordoglio da amici e colleghi, i fans di tutto il mondo si stanno radunando a Camden portando fiori e accendendo candele.
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