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Vince: Invisibili Distanze

Il debutto di Vince è all'insegna di un album in grado di librarsi su invisibili frequenze, in un’indefinibile ed onirica atmosfera carica di stimoli sensoriali e percezioni alterate

Vince

Invisibili Distanze

(Cd, Disco Dada)

post-rock, pop

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invisibili-distanze-vinceVince è, dal 2001, il nome d’arte del chitarrista e produttore Vincenzo Pastano, che decide con questo album di debutto di avanzare di un ulteriore stadio nelle innumerevoli tappe e vie parallele della propria carriera artistica, che già annovera vari progetti personali, tra i quali Araliya, GOS, Pulp Dogs e Past The Mark e significative collaborazioni nazionali ed internazionali.

Invisibili Distanze è perciò innanzitutto un frutto giunto ad una piena maturazione esperienziale, un patchwork di diversi tessuti sonori ordito anche grazie al prezioso apporto di Anto D’Urso, ingegnere del suono, Max Messina, batterista, Ignazio Orlando, supervisore artistico, e Grazia Verasani, scrittrice noir.

Nel succedersi delle tracce sono ravvisabili tutti gli elementi salienti di questo stile musicale sospeso tra il post-rock più surreale e il pop più intimistico, come suggeriscono le tre ben riuscite tracce strumentali, tra le quali l’omonima del disco, e nondimeno i titoli di non minore impatto espressivo: in Disordine Universale, forse l’emblema di tale eloquenza immediata, le chitarre distorte e il cantato insistentemente lamentevole confluiscono in un calderone caustico e corrosivo.

Altrove è tuttavia la dolcezza a regnare, come nelle atmosfere aeree e languide di Occhi Liquidi o nella struggente malinconia di Come L’Autunno. Talvolta la sonorità risente persino di una più rara contaminazione esotica, del reggae stemperato e diluito di Un Inferno Vero. In questo disco trova dunque posto una commistione di disparate situazioni sonore che riescono a convivere con coerenza, sebbene qualche più marcata dissonanza interna non potrebbe che valorizzare ulteriormente questo lavoro così estremamente ponderato.


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Delia Bevilacqua
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