Sepultura
Kairos
(CD, Nuclear Blast Records)
thrash metal
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Sarà che sono tremendamente nostalgica, ma quando si parla dei Sepultura le prime immagini che attraversano la mia mente sono quelle che hanno sempre evocato album come Morbid Vision, Schizophrenia fino al (relativamente) più recente Roots. Ed arrivata al 1996 rallento, o meglio, mi fermo.
Sarà stato l’abbandono di Max Cavalera ad aver dato una prima schiacciata al pedale del freno? Probabilmente sì. Purtroppo sono rarissimi i casi in cui uno “stravolgimento” all’interno di una band ha portato a risultati eccellenti e questo non è uno di quelli. Si arriva infatti al 2006 quando ad alzare anche il freno a mano ci pensa il secondo Cavalera: Igor. Evidentemente un tipo molto legato alla famiglia che, nel 2006, raccoglie le sue cose e decide che è arrivato il momento di tornare a calcare le scene con suo fratello. Amen.
E da qui, in un susseguirsi di “torniamo insieme” “no forse è meglio di no” (c’è qualcosa di più destabilizzante di questo per un gruppo… e che gruppo?), si arriva al 2011. E si arriva a Kairos.
L’album della riscossa. O meglio: l’album della conferma. Conferma del fatto che i Sepultura che abbiamo oggi non sono davvero più quelli di una volta. In tutti i sensi.
Innanzitutto c’è da dire che sì, questo è un lavoro ben strutturato, forte e pieno di tanta buona volontà ed iniziativa. Si cerca di mantenere i toni alti e sempre concitati, grezzi e sporchi come la storia vuole, spezzando il ritmo qua e là con degli intermezzi più “soft”. 2011, 1433 e 5772: tre mini-tracce fatte di suoni sommessi, di un vociare soffuso e di campane strozzate. Interessante direi. Per quanto riguarda gli altri brani credo sia consigliabile approcciarli senza pensare al fatto che si sta ascoltando un album dei Sepultura. In questo caso, senza le tante aspettative che si tenderebbe naturalmente ad avere, diviene un album godibile. E si riescono ad apprezzare appieno anche le tracks di maggior rilievo come la title-track Kairos, Dialog ed Embrace The Storm. E, perché no, anche la cover di Just One Fix dei Ministry.
Ma non appena la mente ritorna al quartetto di Belo Horizonte nato nel 1989 i castelli di sabbia crollano immediatamente sotto un’ondata di nostalgia pura. E di amarezza. Nonostante quelli di adesso non siano male, non sono davvero più quelli di una volta. In tutti i sensi. Perché i fratelli Cavalera non sono abbastanza senza i Sepultura. Ed i Sepultura non sono abbastanza senza i fratelli Cavalera. Purtroppo.
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