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Koiné: Il rumore dei sassi

Il rumore dei sassi, titolo evocativo per il nuovo disco dei ferraresi Koiné, a più di quattro anni dal secondo EP Sospeso. La ricetta musicale rimane il moderno indie-rock, immediato quanto semplice, il cui cantato italiano ne svela tendenze e mercato di riferimento

Koiné

Il rumore dei sassi

(Cd, Alka Record)

rock, pop

[starreview tpl=16]
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il-rumore-dei-sassiIl rumore dei sassi, titolo evocativo per il nuovo disco dei ferraresi Koiné, a più di quattro anni dal secondo EP Sospeso. La ricetta musicale rimane il moderno indie-rock, immediato quanto semplice, il cui cantato italiano ne svela tendenze e mercato di riferimento.

Creato con la cura e la professionalità di chi mette passione nella propria musica, l’album si avvale di una realizzazione tecnica alquanto buona, con suoni e arrangiamenti ben studiati, che riescono a enfatizzare l’impatto dei brani proposti, diretti e senza fronzoli.

Centrale, nell’economia del loro sound, l’importanza del cantato di Stefano Sardi (anche chitarra e piano), in possesso di una timbrica pulita e squillante, con intonazioni a volte simili a Nek.

Rinnovata in parte la line up con l’arrivo di Alessandro Biavati alla batteria e Gabriele Guerzoni alla chitarra, i Koiné danno quindi alle stampe un lavoro che, laddove non particolarmente originale e personale, fornisce un buon esempio di moderno indie rock all’italiana, mai eccessivamente melenso o auto-indulgente, come purtroppo spesso accade a molti autori nostrani.

Piace soprattutto la naturalezza con cui i Koiné si destreggiano fra le varie sfumature emozionali caratterizzanti i brani, evitando di fossilizzarsi su toni scuri e umbratili, ma anche su arie troppo scanzonate. Il giusto mezzo che regala quindi all’album nel suo complesso un respiro e una portata più ampia, fermo restando l’universo lirico di riferimento piuttosto easy e teen-oriented.

Nutrita fra l’altro anche la lista degli ospiti, che sanciscono la buona nomea del gruppo nel circuito musicale, maturata calcando i palchi nazionali assieme a gente come Giorgio Canali, Malfunk, Virginiana Miller, 99 Posse e Le Mani. Fra questi amici collaboratori si ricordano il bassista Davide Romani (“Non ridere di me” e “100 volte”) Iarin Munari ( batteria in “Lasciami cenere”).

In conclusione una buona prova, in primis sotto il punto di vista tecnico-strumentale, che, se supportata in futuro da una maggiore profondità tematica e in sede di song-writing, requisito indispensabile all’acquisizione di una personalità artistica di spessore, farà dei Koiné una rock band davvero matura e a tutto tondo.

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