The Echos
Labor
(Ep, Areasonica)
alternative rock, psichedelico, progressive
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Preparatevi ad una discesa negli anni Settanta! Gli Echos, formazione beneventana di fresca nascita, dimostra di sapere contaminare il nuovo alternative rock con sprazzi di Seventies a 360 gradi ovvero passando dal progressive in primis, ma poi sforando senza ombra di dubbio nella psichedelia, così come nell’hard rock alla Deep Purple (vedi uso dell’hammond, molto marcato in quasi tutto Labor; per quanto riguarda la psichedelia, invece, la si ritrova rimarcata nel prepotente synth).
I testi riescono ad essere diretti ma anche astratti allo stesso tempo; evocano sprazzi di ricordi un po’ offuscati ma nello stesso tempo netti, sensazioni e situazioni, stati d’animo e momenti che hanno lasciato il segno, come esperienza sensoriale o meno. Il tutto vissuto come se fosse un viaggio doorsiano tra le percezioni
Il primo pezzo, di impostazione hard rock, bluseggiante, è l’Atavico Ricordo di una relazione fugace ma che ha lasciato comunque il segno; tramite impressioni fulminee, viene appunto ricordata una storia vissuta, tra sesso, droga e rock and roll, velocemente ed intensamente, lasciando però un segno indelebile nella mente e nell’anima del protagonista; il tutto condito da un retroscena musicale tra lo psichedelico pink-floydiano e riff di hendrixiana e blackmoriana memoria.
Si prosegue con Creazioni, anche questa una commistione ed un’introspezione profonda nei Seventies, Deep Purple in primis, ed in seconda battuta, Pink Floyd, senza dimenticare (perlomeno a livello musicale e di testi molto figurati) la nostrana PFM. In particolare, è il livello testuale, evocante sensazioni molto presenti e molto vissute, a fare da padrone, di una bellezza astratta abbastanza degna di nota.
Terzo pezzo è Syntomania, in cui è un richiamo leggero a Depeche Mode e Ultravox a dominare, ed in cui, come dice il nome, è un accompagnamento a base di synth a fare da riempitivo, su una base sostanzialmente alternative rock. E’ inoltre da ricordare che, probabilmente, agli Echoes è chiara anche la lezione dei nostri cari e beneamati rockers italiani Timoria, da non sottovalutare nell’impostazione generale di Labor.
Non mancano gli effetti sonori, come quello del vento o del temporale, a creare un’atmosfera che si carica leggermente di suggestività, effetti utilizzati negli ultimi due pezzi Sirio e Mondi Sconosciuti, in cui le citazioni sono piuttosto nettamente quelle degli anni Sessanta, in questo caso quelli italiani; per fare qualche nome Le Orme, qualcosa dei Nomadi, qualcosa delle Equipe 84, senza ovviamente dimenticare i Pink Floyd, per quello che riguarda gli assoli.
A livello di originalità, agli Echos (come può questo nome non richiamare alla memoria proprio i Pink Floyd??) non manca la volontà di decontestualizzare un genere, ovvero l’alternative rock trito e ritrito, conferendogli una sfumatura d’altri tempi, i Settanta ed i Settanta, senza però perdere di vista l’attualità e rimanendo ancorati alla realtà dell’oggi, e senza nostalgia.
Una pecca, leggera ma presente: la voce, che non risulta completamente formata, vocalmente parlando, ma comunque particolare e adatta ad evocare atmosfere visionarie ed al di là dell’umana percezione. Sicuramente con un po’ di studio e un po’ di tecnica si potrà sopperire.
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