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Intervista a Morgan

Nella nostra chiacchierata col più dandy dei cantanti italiani, siamo andati alla scoperta del suo rapporto con De André, le colonne sonore, la canzone d’autore l’elettronica e … il musical

Intervista a Morgan

Roma, 25 giugno 2004

In occasione del premio De Andrè, che si è tenuto il 24-25 e 26 Giugno nella piazza romana a lui dedicata, abbiamo intervistato Morgan, uno degli ospiti d’onore della serata, per parlare del suo rapporto con la musica di De Andrè e del suo nuovo album Il Suono Della Vanità.

Quando arrivo nella piazza, un caldo venerdì pomeriggio romano, con tutti che già sentono profumo di week-end, c’è un atmosfera molto intima; gli altri gruppi in programma per la serata già stanno provando e con loro c’è anche Mauro Pagani, un altro dei protagonisti della rassegna.

Morgan arriva sorridente, accompagnato dalla sua band abbracciato alla sua Asia, che abbandonerà per l’intervista con me (!!!).

Morgan al camerino preferisce il tavolino di un bar, decisamente più tranquillo di un backstage inondato dalle note dei gruppi che stanno provando. Ci accomodiamo e in un’atmosfera assolutamente rilassata cominciamo l’intervista.

Rock Shock. Stasera sei quì al premio De Andrè, so che per te è un’artista molto importante. Avevi pensato di inserire nel tuo primo album da solista una sua cover “Il Cantico Dei Drogati”, perchè avevi pensato proprio a quella?
Morgan. Perchè…forse per un meccanismo di identificazione nei confronti di quel testo.

RS. E’ quindi quello in cui più ti rispecchi?
M. No…ma in realtà io mi identifico in tutta la disperazione di De Andrè, cioè nella descrizione di questi personaggi reietti, rifiutati dalla società. Soprattutto in Tutti Morimmo a Stento…è un disco dove proprio tutte le figure descritte sono come degli emarginati, nel senso che vengono allontanati da quella che è la società per bene perchè hanno qualcosa di strano, o vuoi che sono drogati, vuoi che sono puttane o sono…delle bambine stuprate o sono dei suicidi.

RS. Dei diversi, in una qualsiasi cosa.
M. Si…degli emarginati, in senso etimologico. Quindi…beh, è bellissimo il testo de Il Cantico dei Drogati, un testo importantissimo. Poi è una delle canzoni che ha una parte orchestrale molto ricca rispetto alla solita sobrietà di De Andrè, mi piaceva molto questo arrangiamento così barocco.

RS. Un arrangiamento chi si addiceva di più a Canzoni Dell’Appartamento, rispetto alla classica voce e chitarra di De Andrè.
M. Si…oggi invece ne facciamo altre (dice pensieroso).

RS. Che pensate di suonare stasera?
M. ( ci ripensa )…forse anche Il Cantico Dei Drogati.

RS. Parliamo del tuo nuovo album. Uscirà qualche video, singolo…ad esempio di Una Storia D’amore e Vanità?
M. No, è uscito l’album…della vanità, che tu hai.(guardando la mia copia del disco sul tavolino).

RS. Si, è un grandissimo capolavoro quest’album, come tutti gli altri, soprattutto l’ultima traccia Una Storia D’amore e Vanità appunto, che mi ha emozionato molto. A proposito di questa canzone, molti dicono maliziosamente che possa avere più riferimente a te e ad Asia piuttosto che ad Eco e Narciso. Quanto può esserci di vero?
M. Tutto quello che scrivo io è totalmente autobiografico, contrariamente a De Andrè io non costruisco personaggi altri da me, faccio dei lavori partendo proprio dalla mia esperienza personale quindi…un pò più alla Tenco. Nel senso che se volgiamo paragonare Tenco e De Andrè son molto diversi perchè Tenco si esprime in prima persona e parla sempre di se stesso, ogni volta trovandone un lato nuovo, o un punto di vista, un angolazione nuova però sempre partendo da sè. De Andrè invece il contrario, lui va fuori da se stesso e quando parla dicendo io, questo io non è mai lui, Fabrizio De Andrè, è un personaggio e quindi…De Andrè mi piace molto perchè è diverso da me!

RS. Parlando di Tenco mi è venuto in mente Bindi, so che anche lui ti piace molto.
M. Bindi perchè parla di un amore impossibile, irrealizzabile, un amore che sta proprio in un’altra dimensione, sta in una zona che non ha quasi niente a che fare con la vita ecco, un amore molto strano quello di Bindi e mi piace particolarmente. Devo dire che…strazia! Quindi sconsigliabile in certe circostanze. Quando un uomo viene mollato non può ascoltare Bindi perchè se no…affoga.

RS. Io sinceramente in momenti drammatici non posso ascoltare Aria e senza dubbio nemmemo Una Storia D’amore e vanità.
M. Bèh io Una Storia D’amore e vanità ad esempio l’ho scritta in un momento di massima disperazione di quest’anno!

RS. Hai detto che in tutti i tuoi lavori parli di te, quindi in questo disco, anche se è una colonna sonora c’è qualcosa di personale?
M. Assolutamente, assolutamente! Poi quando ci vado a mettere un testo ovviamente canto solo delle storie della mia vita.

RS. Quindi è più un “album di Morgan” che una colonna sonora?…
M. Beh no, diciamo che è tutte e due le cose, secondo me è tutte e due le cose. Non è un lavoro su commissione fatto in modo freddo, cioè cercando di assecondare le direzioni del regista senza metterci del mio. Tutt’altro, questo è un disco che io sento molto, anche se ho collaborato molto con Infascelli (il regista del film) nel farlo. Proprio nei momenti di crezione musicale anche in studio di registrazione col regista, lui è uno che se ne intende di musica quindi è stato divertente e utile anche, ho imparato molte cose.

RS. Hai utilizzato un metodo nuovo nel realizzarlo…
M. A me infatti piace molto cambiare metodo, la proposta della colonna sonora era fantastica. Poi ne ho scritta un’altra per il film di Asia, lei ha usato credo il 7% delle musiche che gli ho scritto (ci pensa un attimo), ma onestamente trovo che fosse il lavoro più bello che ho fatto nella mia vita.

RS. Quindi adesso ascolteremo queste musiche?
M. Ascolteremo solo due pezzi, io ho scritto tutta la musica di tutto il film, lei ha voluto metterne solo due, non ho ancora capito perchè…però accettiamo la cosa in quanto il regista è il “dittatore” massimo… . Invece adesso ho accettato di un altro lavoro che non ho mai fatto che è un musical!

RS. Di che si tratta?…
M. Bèh adesso non posso ancora parlartene perchè in realtà il regista lo sta ancora scrivendo, quindi è un operazione abbastanza segreta in questo momento…però ti dico: ho accettato questo incarico…sempre più difficile!

RS. Una cosa che mi colpisce di te è proprio questa, il fatto che attraversi tutti i generi: hai fatto musica elettronica, poi canzoni più tradizionali in “Canzoni dell’appartamento”, colonne sonore, ora pure teatro…
M. Ho fatto musica anche per pattinaggio artistico (sorridendo), ho fatto anche musica per la pubblicità…diciamo che mi piace…

RS. Metterti alla prova…
M. Si, mi piace sperimentare metodi diversi e vedere ogni volta delle tecniche di composizione, registrazione, produzione…se questo intacca la musica, cioè vedere dove ti portano queste strade. E poi, dopo invece, quando faccio un album più tradizionale, un album di canzoni, metto a frutto tutte queste sperimentazioni che ho fatto in altri ambiti. Mi piace l’ambito anche radiofonico, ho fatto anche siglettine per la radio, poi ho partecipato anche a programmi radiofonici, cioè…diciamo che il campo dell’audio mi piace!

RS. Si vede!..c’è qualcosa che non faresti mai, un genere, qualcosa per cui non ti presteresti mai?
M. No. Direi che…penso che magari in certe circostanze della mia vita anche la prostituzione potrei accettare!

RS. …in senso artistico o fisico?
M. In senso artistico è molto meno pura come cosa!

RS. Sono d’accordo!
M. Invece adesso il mio trip, il mio nuovo viaggio sperimentale pensa tè è con le cassette! Cioè io sto registrando su cassette e trasferendo sul CD delle cose, dei suoni che registro su cassetta.

RS. Per come viene il suono sulla cassetta?
M. Sia per come viene il suono sulla cassetta e sia anche per quello che riesci a registare con la facilità di una cassetta con l’approccio analogico. Mi son comprato un bel registratorino stereo e registro mia figlia quando gioca, quando parla, quando inventa canzoni…cioè è un bel laboratorio la cassetta.

Non faccio in tempo a chiedergli del futuro dei Bluvertigo che vengono a reclamare la presenza di Morgan sul palco per il soundcheck. E indovinate qual è la prima canzone che prova? Proprio Il Cantico Dei Drogati!

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