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Brian Ferry: Olympia

L'ex cantante dei Roxy Music torna con album denso e di gran classe. E con una parata di ospiti, Roxy Music al completo compresi, da far invidia a chiunque

Brian Ferry

Olympia

(Cd, Virgin)

pop

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recensione-Olympia_bryan_ferryFiglio di un minatore, ex assistente di un sarto, ex studente di scuola d’arte, ma soprattutto cantante dei mai disciolti Roxy Music. E’ Brian Ferry, che dopo tre anni dalla sua rivisitazione del repertorio di Bob Dylan torna con otto canzoni nuove di zecca, raccolte nell’album Olympia.

Olympia prende il nome dall’omonimo quartiere di Londra in cui è situato lo studio personale di Brian Ferry.

La parata di ospiti che sfilano in quest’album è impressionante: si parte da Kate Moss in copertina, via via per trovare nei credits i nomi di David Guilmor, l’ex Eurythmics Dave Stewart, pezzi dei Radiohead, gli Scissor Sisters, i Groove Armada, Nile Rodgers, Flea (Red Hot Chili Peppers), Gary Mounfield (Stone Roses), oltre ai Roxy Music al completo, seppure in ordine sparso, Brian Eno compreso.

A che è servita tutta questa grazia di Dio? A molto.

Olympia non è solo un disco di grandissima classe ed eleganza, così come d’altro canto era lecito attendersi da Ferry, ma è soprattutto una raccolta di canzoni tutte di ottimo livello, a cavallo tra le più languide atmosfere degli anni ’80 e il pop contemporaneo.

Gli Scissor Sisters ci mettono del loro, americanizzando Heartache by Numbers; nel loro intervento i Grove Armada forse ci mettono troppa foga di bit,  mentre sentire duettare Phil Manzanera (Roxy Music) e David Guilmor (Pink Floyd) è un piacere davvero unico. Dave Stewart fa il suo lavoro in punta di piedi, contribuendo anche alla produzione, così come abbastanza discreti sono gli interventi di Brian Eno.

Terminata la lista della spesa delle special guests, Olympia rimane un album di canzoni godibili dall’inizio alla fine, senza nessuna novità rispetto a tutto il buono a cui Ferry ci aveva abituato, senza nessun rischio (fatto salva la sparata di bit dei Groove Armada), con strizzatine d’occhio ai successi personali di Ferry (You Can Dance, che rimanda a Don’t Stop the Dance, che contiene un campionamento da True the Life di Avalon e che comunque era già da un po’ che sentivamo in giro in remix minimali di Dj Hell e Simian Mobile Disco), ma anche con una capacità di scrittura sempre attenta alla melodia, ricercata, elaborata e pronta a ricevere i contributi degli arrangiamenti dei numerosi ospiti di cui Olympia è affollato.

Insomma, anche stavolta Ferry ha fatto centro e Olympia è un (ottimo) disco che si guadagna la promozione a pieni voti.

Dopo qualche assaggio nei festival della scorsa estate, non ci resta che sperare nell’ennesima reunion dei Roxy Music, quindi, o per un tour solista di Ferry con una super band. Ci accontenteremmo in ogni caso.

 

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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