Disturbed
Asylum
(Cd/Warner Bros/Reprise Records)
alternative metal, nu-metal, thrash metal, crossover, hardcore, hardcore metal, metalcore,
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Decisamente una sterzata stilistica per i Disturbed, che festeggiano degnamente dieci anni di carriera con un quinto album, Asylum appunto; le sonorità, oltre a metallizzarsi maggiormente (in ogni senso, dato che sembrano aver attinto grande ispirazione, soprattutto a livello strumentale, dal thrash vecchia scuola alla Metallica), passano decisamente dal nu-metal molto accentuato degli esordi a qualcosa che si avvicina molto al metal puro, senza però perdere il loro marchio distintivo, che da sempre contraddistingue la band (la voce di David Draiman in primis, fortemente caratterizzante il gruppo e molto ben riconoscibile da sempre).
Asylum è peraltro la commistione di diversi generi, tutti così diversi a livello di sonorità, ma comunque accomunati da una radice o comunque da qualcosa di comune, ovvero il thrash metal, l’hardcore ed il nu-metal; i Disturbed riescono benissimo in quest’amalgama, senza però perdere la loro vena caratteristica.
Il disco parte con un inizio lento, la introduttiva e tutto sommato pacata Remnants, in cui la chitarra classica fa da padrona, rifacendosi a diverse intro ed alcuni pezzi strumentali dei Metallica vecchio stile; da Asylum in poi le tracce si uniformano molto su sonorità in cui avviene la commistione di cui si parlava prima, togliendo però un po’ di posto al nu-metal, genere per eccellenza dei Disturbed, per lasciare molto più spazio a riffoni e ad un sound più thrash metal e harcore.
In ogni caso, per il compimento effettivo di questo album era assolutamente necessaria l’uscita di Believe, ovvero il loro secondo album, nel 2002, dato che molti pezzi di Asylum si rifanno a quella linea, che è poi un po’ il marchio di fabbrica dei Disturbed.
A livello contenutistico, come sempre i pezzi forti non mancano, sia che si parli di temi di attualità come il riscaldamento globale o la corruzione (Another Way To Die, in cui, tra l’altro, non mancano richiami, a livello vocale, addirittura al power metal, Innocence), di memoria come, su tutti, l’Olocausto (Never Again, in cui la velocità utilizzata ed i cori ricordano molto l’hardcore), della depressione e del degrado umano dati da una perdita a livello affettivo o da un trauma (The Infection, My Child in cui le sonorità crossover ritornano alla ribalta), o di guerre quotidiane tra bene e male, tra luce e buio, tra razionalità e conflitti esistenziali (Warrior, Crucified, Serpentine, Sacrifice). Decisamente autobiografico l’effetto generale.
Nel complesso un bell’album, che indubbiamente piacerà ai fan di vecchia data così come a chi verrà a contatto con i Disturbed per la prima volta, magari qualche ragazzino nu-metaller di oggi, sempre che ce ne sia rimasto qualcuno. Da non dimenticare che c’è una ghost track, una cover di cui nessuno sospetterebbe la presenza. Nella deluxe edition sono poi contenuti due pezzi live ed un altro pezzo studio; decisamente un buon lavoro.
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