Prince
20Ten
(CD, NPG Records)
funk
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Le leggende della musica, quelle che con i loro dischi hanno contribuito a creare un genere, quando invecchiano hanno due possibilità: o ritirarsi, vivendo felicemente di rendita con i sudati guadagni del meritato successo, oppure provare ad andare avanti facendo ancora degli album, con la consapevolezza di non poter più riprodurre le cime più alte della propria produzione.
Roger Nelson, in arte Prince, ha scelto quest’ultima strada. Dopo una carriera trentennale e dopo degli album che hanno aiutato a ridefinire il concetto di funk e di black music (basti citare 1999, Sign o’ The Times, Purple Rain), il genio di Minneapolis non si è ancora fermato, e negli ultimi anni ha alternato dischi buoni a dischi meno buoni. Con il suo nuovo lavoro, 20Ten, The Artist ritorna ad uno stato di grazia.
Prince rielabora le sonorità ridondanti e sopra le righe che lo hanno reso un mito negli anni Ottanta, e lo fa divertendosi, non prendendosi troppo sul serio, creando delle canzoni di facile ascolto ma costruite su arrangiamenti equilibrati e ponderati fino al minimo elemento. Il virtuosismo dei falsetti, i cori articolati, i cristallini riff di chitarra, elementi cardine del sound di Prince, vengono dosati nella giusta quantità e distribuiti con eleganza ed efficacia, dando vita a brani con un groove ammaliante.
I suoni plasticosi di Compassion, infarciti di coretti ammiccanti e di schitarrate esagerate riescono a creare un sound spensieratamente kitsch, lo stesso che si trova anche nella divertente Everybody Loves Me, luccicante come una discoteca di fine anni Settanta.
Beginning Endless viene bilanciata su chitarrine funky e su suoni di tastiera dilatati ed epici, che riescono a sdrammatizzare la voce supplichevole e languida, così come nella palpitante Stiky Like Glue l’eccessiva sensualità della parte vocale viene stemperata da una chitarra divertita. Perfino la ballata strappalacrime di Future Soul Song trabocca di ironia grazie ai coretti zuccherosi e ai solenni riff di chitarra.
Infine, ci sono anche due brani che sembrano provenire direttamente dagli anni Ottanta: Lavaux, piena zeppa di pacchiani suoni futuristici, e Walk In Sand, elegantemente cantata in un vibrante falsetto.
20Ten non è sicuramente il lavoro migliore di Prince, ma è un disco lodevole e ben ideato, curato nei minimi dettagli e pieno di melodie vincenti. Un pizzico di ironia e la voglia di mettersi ancora in gioco, ed ecco che i vecchi leoni ruggiscono ancora.
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