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Birds of Avalon: Bazaar Bazaar

Passato e nostalgia. Unicità psichedelica che incontrano suoni progressive generando sensazioni che trascendono le convenzioni di entrambe. Tutto questo è Bazaar Bazaar. Uno sguardo indietro, come ascoltare un vecchio album dei Led Zep. Tutto questo sono i Birds of Avalon

Birds of Avalon

Bazaar Bazaar

(Cd, Volcom Entertainment, 2007)

hard rock, prog

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Attraversa facilmente un’area tra il rude rock blues e le atmosfere psico-pop. Non disdegna qualche carezza al progressive e al folk, e predilige di netto idee ed estetica retrò. Insomma, la scuola di rock alla vecchia maniera. La musica dei Birds of Avalon è questo: un flirt con il passato che ha concepito Bazaar Bazaar, un album che abbraccia i desideri rimasti sospesi dell’hard rock anni Settanta, ricco di richiami, dai Pink Floyd, passando dai Whitesnake fino ai Doors. Anche se in realtà i Birds of Avalon – sintesi tra gli orfani degli sfortunati Cherry Valence (i due chitarristi Cheetie Kumar e Paul Siler) e il cantante Craig Tilley, il bassista David Mueller e il batterista Scott Nurkinmanca – non hanno una reale intenzione di imitare, il nesso che si genera è ben differente: più che la diretta filtrazione di queste band è lo spirito che li unisce.

A ciò si aggiunge la sperimentazione: utilizzare un approccio denso in sala registrazione, è questo l’obiettivo. Così, computer alla porta, per i Birds of Avalon è stato come entrare in uno studio di registrazione del 1967. A loro fianco una delle poche persone in grado di Mitch Easter (collaboratore anche dei Pavement, REM e Wilco) ai comandi del campionamento.

Da segnalare i suoni quasi orientali di Think, le onde morbide, a tratti psichedelici di Superpower, i grandi cambi di ritmo per Set you free e l’articolazione penetrante della ritmica basso/batteria di Taking Trains, spettacolare sotto ogni aspetto, decisamente la migliore, anche se è Think a racchiudere la vera anima del lavoro.

Senza mezze misure, Bazaar Bazaar, è un complesso di suoni essenziali, ritmiche robuste, energiche e grezze che dominano tutto il repertorio. Un lavoro assolutamente da non perdere per chi ha lasciato le radici e il cuore tra la musica degli anni’70 e il primo metal anni ’80.

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Emiliana Pistillo
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