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Cecilia Chailly: Istanti

Istanti è un album imbevuto di classicità ma al contempo proiettato alla modernità, dove l’arpa rappresenta il trait d’union tra queste due realtà

Cecilia Chailly

Istanti

(Cd, Odd Times Record / Egea Distribuzione)

indie-folk

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Una volta si pensava che un artista non potesse essere attratto contemporaneamente dalla musica classica e da quella moderna. I due stili, e di conseguenza i rispettivi strumenti musicali, erano tenuti ben separati in due universi paralleli destinati a non incontrarsi mai. Poi, la rivoluzione musicale ha sdoganato i generi, dando ‘elettricità’ ad arpa e violino, e mescolando i generi più disparati.

Ed è proprio grazie a questa rivoluzione che Cecilia Chailly ha potuto mettere il suo talento a disposizione della musica contemporanea. Figlia d’arte e ragazzina prodigio, a 17 anni è prima arpa alla Scala di Milano. Dopo una serie di collaborazione di tutto rispetto (da Mina a Fabrizio de Andrè, da Lucio Dalla a Ron), decide di lanciarsi in un’avventura solista e pubblica una serie di album. Istanti è il suo quinto lavoro in studio.

Accompagnata dalla voce del tenore Stefano Secco, Cecilia riassume in queste 15 tracce tutta la sua carriera, dalla formazione classica giovanile alle svariate esperienze più ‘pop’ maturate negli anni, arricchendo questo escursus musicale di parole private e profonde, capaci di creare momenti molto intimi tra l’artista e chi l’ascolta. La semplicità di una festa di paese rivive in Si salvi chi può, esempio tangibile di una forte commistione con la musica tradizionale italiana (anch’essa quasi certamente risultato delle sue collaborazioni, vedi alla voce Teresa de Sio), mentre quella del sentimento più forte e vecchio del mondo, l’amore e la gratitudine nei confronti della mamma, trova la sua ragion d’essere in Grazie Ma’, col suo allegro vociare di donne e bambini.

Non solo il folk rassicurante dell’arpa e del violino (Incanto) quindi, ma una costante ricerca di sperimentazione (Kyrie, che nella seconda parte vede la partecipazione di Alex Britti alla chitarra), effettuata però ricorrendo agli strumenti più tradizionali e alla voce di un tenore. Perché fare musica nel ventunesimo secolo non vuol dire per forza rinnegare le proprie origini.

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Simona Fusetta
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