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The Blue Van: Man Up

Terzo album per The Blue Van: riff orecchiabili, cambi di ritmo intreprendenti e assoli ben suonati. Una band che ha carattere da vendere

The Blue Van

Man Up

(Cd, Iceberg Records)

rock, blues

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recensione-the-blue-van-man-upNon so perchè ma ancora prima di ascoltare il loro ultimo disco avevo la sensazione che questi danesi mi avrebbero piacevolmente colpita. Forse per l’immagine in copertina, una donna un po’ umana un po’ teschio che ricorda i tatuaggi in stile rockabilly o forse per il curioso significato del nome della band, il blue van era un furgoncino che se ne andava in giro a caricare malati mentali per portarli al manicomio.

I The Blue Van hanno scelto di chiamarsi così perchè dicono di sentirsi diversi dalla gente con cui sono cresciuti, non malati mentali ma con una mentalità differente. In effetti hanno deciso di suonare un genere non proprio “normale” per il panorama musicale attuale, un genere che con il mainstream non ha niente a che fare. Scelta però che per gli amanti del buon vecchio rock and roll non poteva essere più azzeccata.

Le influenze che si sentono in Man Up, terzo album del gruppo, sono parecchie: Beatles, Stones, Kinks, Hendrix, Cream e i nomi potrebbero susseguirsi all’infinito. Per farla breve ci troviamo in presenza di echi di quel rock and roll che tra gli anni 60 e 70 ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica.

Si sa però che essere originali nel rock non è cosa semplice ed è qui che la band danese è stata capace di seguire le orme dei grandi fino al bivio in cui dovendo scegliere tra imitazione e personalità ha scelto la seconda, creando un sound originale e riconoscibile.

Nessuna delle tredici tracce (più sei bonus tracks nella ristampa del 2010) si somiglia, ognuna vive di vita propria, in nessuna però mancano riff orecchiabili, cambi di ritmo intraprendenti e assoli ben suonati. Potremmo menzionare la catchy Silly Boy, primo singolo estratto, capace di catturare anche i più pigri con la sua energia dirompente; la classica Lay Me Down And Die, dove la mano scivola verso le note più alte della chitarra a regalare un assolo da estasi; la lenta e rilassata True, alternanza di cantato pieno e falsetto; la funkeggiante I’m A Man, che lascia spazio anche a un po’ di rap tra una schitarrata e l’altra; la acustica Trees That Resemble, dove la voce inquieta e tormentata sembra quasi recitare il testo.

I The Blue Van sono una band che ha carattere da vendere. Non resta altro che salire sul furgoncino blu insieme a loro e da autentici “malati di rock and roll” lasciarsi coinvolgere e travolgere dalla musica.

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Antonietta Frezza
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