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Francesca Bono: recensione di Crumpled Canva

Avventura solista per Francesca Bono. Crumpled Canvas è un viaggio sonoro ed emotivo che merita di essere ascoltato e riascoltato, scoprendo ad ogni ascolto nuove sfumature e dettagli. Un disco destinato a lasciare il segno.

Francesca Bono

Crumpled Canvas

(WWNBB – We Were Never Being Boring Collective)

avant pop, art pop, dream blues

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Francesca Bono ci regala un esordio solista intenso e sfaccettato con Crumpled Canvas.

La musicista bolognese, già nota per il suo lavoro con gli Ofeliadorme e il recente progetto Bono/Burattini, esplora nuovi territori sonori in questo album co-prodotto dal leggendario Mick Harvey.

Le otto tracce di Crumpled Canvas dipingono un affresco emotivo su una tela musicale ricca di sfumature. Francesca Bono intreccia sapientemente ballate intime, ritmi ipnotici e atmosfere dream-blues, creando un sound che oscilla tra il familiare e l’inaspettato. La sua voce, eterea e al contempo intensa, guida l’ascoltatore attraverso paesaggi sonori mutevoli e suggestivi.

Il disco si apre con Velvet Flickering Heart, un brano che funge da manifesto per l’intero album. Il violino di Silvia Tarozzi disegna traiettorie seducenti mentre Bono sussurra Do what you wish, it’s time, invitandoci a immergerci nel suo universo musicale senza remore.

Black Horse si rivela un rituale sonoro che indaga l’inconscio, alternando momenti di quiete folk a esplosioni di energia psichedelica. La title track Crumpled Canvas è un sogno a occhi aperti, dove chitarre liquide si fondono con synth eterei in un crescendo emotivo.

Bologna’s Bliss and Conversation omaggia le radici della musicista con un blues malinconico che racconta di strade sbagliate e lezioni apprese. Fracture chiude l’album con una ballata struggente che lascia l’ascoltatore sospeso tra speranza e malinconia.

Ciò che colpisce di Crumpled Canvas è la sua capacità di essere al contempo intimo e universale. Bono scava nelle proprie esperienze personali – la maternità, la perdita, la pandemia – per creare un’opera che parla di desiderio, attesa e rinascita. Il suono grezzo e artigianale, frutto di sessioni di registrazione dal vivo, conferisce autenticità e immediatezza alle canzoni.

L’influenza di collaboratori di prestigio come Mick Harvey, Vittoria Burattini ed Egle Sommacal si percepisce nell’arrangiamento ricercato dei brani, che non perdono mai di vista il nucleo emotivo della scrittura di Francesca.

Crumpled Canvas segna un punto di svolta nella carriera di Francesca Bono. È un album coraggioso che non teme di sperimentare pur mantenendo una forte identità cantautorale. Tra echi di PJ Harvey, Beth Gibbons e sperimentazioni à la Massive Attack, Bono trova una voce unica e personale.

Questo esordio solista conferma Francesca Bono come una delle artiste più interessanti della scena indipendente italiana. Crumpled Canvas è un viaggio sonoro ed emotivo che merita di essere ascoltato e riascoltato, scoprendo ad ogni ascolto nuove sfumature e dettagli. Un disco destinato a lasciare il segno.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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