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Strea: recensione di Gold And Mess

Strea ha messo a segno un disco di debutto decisamente bello e variopinto, Gold and Mess.

Strea

Gold And Mess

(Vrec)

rock

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Gli artisti di valore vanno scoperti. La ricerca deve essere lunga e paziente (non ci si può fermare alla prima uscita), ma quando li si trova, bisogna afferrarli al volo e custodirli come fossero un tesoro importante.

La Vrec, ormai, si sta specializzando sempre di più nello scovare pepite d’oro purissimo. Prima è toccato ad Alteria, poi a Talèa e ora a Irene Ettori, in arte Strea, musicista bresciana, dotata di una voce clamorosa (ricorda in alcuni passaggi quella di Amy Lee degli Evanescence), che ha messo a segno un disco di debutto decisamente bello e variopinto, Gold and Mess.

Non siamo nell’ambito del new metal, precisiamolo subito, ma in un campo più eterogeno dove si spazia dall’hard rock in stile Rival Sons (la titletrack è un ottimo biglietto da visita) sino alle classiche canzoni radio oriented come la orecchiabilissima Bright Side che, come minimo, meriterebbe uno spazio imponente nelle playlist delle emittenti tricolori più importanti.

Oltre a questo, però, c’è di più.

Lo si capisce quando ci si addentra in un brano intensissimo come Ophelia che vede la partecipazione dell’ex Porcupine Tree Colin Edwin. Entriamo, in questo caso, nel prog del nuovo secolo, costellato di atmosfere soffuse, in cui a capeggiare il tutto, oltre all’ugola di Strea, è un pianoforte educato che fa da guida ad una canzone che si dipana in maniera piacevole per oltre sette minuti.

C’è spazio anche per due cover di ottimo impatto emotivo quali The Lost Song Part. II degli Anathema e Running UpThat Hill di Kate Bush che vengono personalizzate alla grande. Anche qui il pianoforte va ad ovattare il tutto, rendendo la voce della cantante ossianica e, allo stesso tempo, malinconica.

Per il resto troviamo sul nostro cammino una traccia cantata in lingua madre (Stanze) e un altro episodio molto rilevante quale è Hazel che si rivela una perfetta ballad dai tratti oscuri.

A chiudere il lotto ci pensano la semiacustica Rise che esplode come un portento verso la fine e July, due ulteriori pezzi che certificano un prodotto di qualità quale è Gold And Mess che si colloca tra le uscite migliori di questo 2024.

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Francesco Brunale
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