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The Armoires: recensione di Octoberland

I The Armoires vi aspettano ad Octoberland, un luogo-non luogo ammantato di mistero, nel quale la band californiana mescola suoni indie, pop, folk e rock, con l’intento di farci sentire tutti a casa.

The Armoires

Octoberland

(Big Stir Records)

pop, folk, indie

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Octoberland è il quarto album dei The Armoires. Ma è molto di più: è una sorta di non-luogo nel quale sentirsi tutti a casa, ben accetti e parte di un unico processo creativo. Un elemento, quest’ultimo, che riveste un’importanza fondamentale per il quintetto californiano, tanto da diventare uno dei temi cardine del disco. Per la prima volta, infatti, Christina Bulbenko e Rex Broome, i due songwriter, hanno creato le nuove tracce in un’ottica più inclusiva, sottolineando così il potere dell’aspetto comunitario dell’esperienza creativa.

Basta ascoltare This One’s for the Swedes, ispirata dai compagni di tour e di etichetta, gli svedesi In Deed, per averne un’idea: un brano dal sound semi-shoegaze e dall’immaginario surreale che nasce dai testi della band di Uppsala e dalle avventure vissute insieme.

Ma il potere salvifico della creatività aleggia anche in Ridley & Me After The Apocalypse, una conversazione tra Ridley, figlia del cantante e chitarrista Rex Broome e responsabile dell’artwork dell’album e il padre, nonché in Sickening Thud, una canzone per l’ambiente mossa dall’amore per gli alberi, una sorta di inno alla fratellanza, sia a livello naturale che artistico.

Sempre in Sickening Thud compare l’altro leit motiv: gli animali. Corvi, gatti e serpenti, oltre al mitico uroboro che, uniti a svariati riferimenti alla stregoneria e a presagi vari, ritroveremo anche in Green Hellfire At The 7-11 e in Here Comes The Song. Per poi fondersi in modo perfetto in Music & Animals, pezzo di chiusura nel quale la band parla delle due cose che negli anni li hanno tenuti sani di mente, mettendo a nudo la propria anima.

Se dal punto di vista della scrittura i temi sono ben delineati e chiari sin dall’inizio, da quello dei suoni le carte vengono mischiate a ogni brano, arricchito di volta in volta da un tocco unico, che fa di questo disco più di una semplice opera indie: c’è la psichedelia in We Absolutely Mean It, manifesto corale della band, il post-punk in Ridley & Me After The Apocalypse, le good vibes del pop in You Oughta Be Cut In Half e il folk in Snake Island Thirteen.

Octoberland è un viaggio tra mitologia e modernità, tra natura e fratellanza, tra creatività e speranza. È il posto nel quale i The Armoires ci invitano per tornare a prendere contatto con ciò che è più profondamente radicato in noi e che ci deve aiutare a superare l’egocentrismo che continua a creare barriere tra le persone e ad alimentare l’indifferenza e l’apatia che aleggiano pericolosamente sulla società contemporanea.

Bandcamp

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Simona Fusetta
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