Ufomammut
Hidden
(Supernatural Cat)
metal, psychedelic, sludge, post metal
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25 anni di carriera, 10 album all’attivo. Traguardi di tutto rispetto, soprattutto se a ottenerli non è una band con alle spalle i poderosi investimenti di una major, ma gli Ufomammut, che si sono costruiti una solida fanbase, il rispetto di pubblico e critica internazionali sporcandosi letteralmente le mani (anche d’inchiostro!), in una lunga carriera che non ha conosciuto cedimenti, né compromessi. Sulla scena dal 1999 e impegnati anche nel collettivo artistico Malleus, Poia (chitarra) e Urlo (basso e voce) si avvalgono del subentrante Levre (alla batteria dal 2022) anche in questo Hidden, uscito per Neurot/Supernatural Cat.
Doom, Sludge, Space Rock, Psichedelia: gli ingredienti base della ricetta sonica del trio di Tortona ci sono tutti. L’album è stato registrato allo studio piemontese Flat Scenario, con l’ottimo lavoro di Luca Grossi (vocal traking) e Lorenzo Stecconi, (mix e mastering) che esalta quelle variazioni sul tema che a un ascolto distratto potrebbero sfuggire, come per esempio il riff di Crookhead ripetuto all’infinito, dove è il suono di basso e chitarra in un marziale unisono a cambiare, mentre le note rimangono identiche.
Il disco merita e richiede molteplici ascolti immersivi per farsi apprezzare nella sua complessità, ma è un’attività tanto necessaria quanto ripagante. Sei brani, senza soluzione di continuità per un totale di 45 minuti.
“Evoluzione” e “ricerca” sono le parole chiave del nuovo corso della band piemontese, che con Fenice e il successivo Crookhead aveva
già dato buoni frutti. È proprio Crookhead ad aprire l’album, mettendo in chiaro le intenzioni: suoni industriali che lasciano presto spazio a un riff pesante come un macigno. Qui la prima sorpresa: la struttura e soprattutto il cantato segnano una sensibile distanza dalla versione dell’EP, portando la durata complessiva del brano ben oltre i 10 minuti. Kismet si apre improvvisamente a sonorità mediorientali, richiamando l’origine araba della parola (fato, destino). Quale destino? È presto detto: “Far from pain I float (…) disappearing into the Sun”.
Spidher è l’unica ad assestarsi sui canonici, radio-friendly 4 minuti, ma Hidden è un viaggio che non prevede tappe intermedie. La successiva Mausoleum è la traccia più lunga, il vero manifesto dell’album. Un trip che sfiora gli 11 minuti, descritto come un “incedere lento e misterioso che riflette l’analogia tra gli esseri umani e i mausolei”. Parola di Urlo.
Il corpo umano è descritto come “contenitore delle proprie ceneri”. Pesante, come il riff granitico della successiva Leeched, forse l’episodio più accessibile dell’album che non dispiacerà ai fans di Tool e Isis e che cede infine il posto all’atmosferica Soulost, condotta da un basso super-effettato. È l’episodio più marcatamente psych, con una inaspettata apertura pinkfloydiana persino solare, almeno se immaginiamo il Sole quando, in un futuro remoto, si espanderà fino a inghiottire Mercurio, Venere e il nostro martoriato pianeta.
Perfetta chiusura di un’opera che conferma in pieno la caratura degli Ufomammut.
Curatissima, c’era da aspettarselo, la veste grafica: un’edizione limitata a 500 copie su vinile crystal e artwork realizzato interamente a mano, con colori “hidden” e visibili solo se esposti alla luce solare. Quale migliore sintesi grafica del concept dell’album?
Inoltre, in questa versione, il disco è già praticamente introvabile. Disponibili il cd formato digipack e l’immancabile versione digital. I feticisti meno fortunati potranno accontentarsi dell’edizione “standard”. Virgolette d’obbligo, perché nell’edizione “standard” si parla di un vinile marmorizzato con copertina gatefold. Evviva!
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