Nu Bohemien
La Consuetudine Del Sentito Dire
(Cd, Infecta Suoni&Affini / Face Like A Frog)
indie Rock
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C’è chi scommette sui giovani e l’etichetta Infecta Suoni&Affini concede ai Nu Bohemien la possibilità di pubblicare il loro primo disco, La Consuetudine Del Sentito Dire, con una produzione di tutto rispetto. I tre ventenni arrivano dalla provincia di Rovigo con una formazione chitarra acustica, basso e batteria, riuscendo a rendere il suono del tutto elettrico grazie a ritmi martellanti e un timbro canoro sostenuto sulle ballate smussate.
E’ un disco che racconta la visione del mondo di questi ragazzi un po’ stufi di tutto e “rotti dentro”, con l’esperienza sufficiente a giudicare quello che si presenta quotidianamente nella loro Provincia, suonata insieme ad Andrea Appino dei Zen Circus. L’imputato di questo processo è l’italiano medio con i suoi luoghi comuni, sempre pronto a spettegolare ed esprimere giudizi senza avere approfondito la questione, giudice borioso e latore di morale quando poi nel privato accantona i valori etici facendo finta di nulla.
Un disco che non risparmia i moralizzatori di questo tempo, quelli che condannano l’omosessualità come fosse una malattia, quelli che nel loro ruolo di servi di Dio molestano i bambini, quelli che ce l’hanno duro e poi si fanno la casa con i soldi del Partito. Helsinki ritrae la voglia di lasciare questo Paese pensando che altrove si riesca a trovare un lavoro migliore. La sola chitarra ci introduce Vendere i Soldi in una ballata sull’illusione, perché “ogni cosa bella è una trappola e poi devi farci l’abitudine”.
Oltre ad Appino, troviamo anche Il Cane, al secolo Matteo Dainese, che partecipa nell’accattivante L’individualismo vi farà morire soli. Abbiamo una serie di acide ballate personali, la voce di Diego Franchini ricorda a tratti quella di Davide Autelitano dei Ministri, il sound meno incazzato e le melodie piuttosto schematizzate. Uscendo da questi canoni la band ne trarrà senz’altro beneficio.
Un album acerbo senza serpentine stravolgenti e sperimentazioni, ma magnetico ed impulsivo da rimanere nei bookmarks come le bambine “cresci bene che ripasso”. L’immediatezza e l’energia dei pezzi rendono il lavoro passabile concedendo che siamo al primo lavoro in uscita. Se è straniante la carenza di arrangiamenti e testi maggiormente elaborati lo si deve ad una maturità musicale che crescerà senz’altro nel tempo, ma in futuro è da non trascurare se non si vuole diventare il classico gruppo di passaggio della nostra Penisola.
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