Ofeliadorme
All Harm Ends Here
(CD, Autoproduzione)
pop, rock
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Gli Ofeliadorme sono un gruppo italiano, anche se non è importante dirlo. Hanno un nome italiano ed un titolo All Harm Ends Here, che rivela al pubblico qual è la lingua adottata dalla band, ed anche questo è poco importante dirlo. Allora cos’è importante?
E’ importante che dopo un po’ di tempo di noia, finalmente ascolto un disco che mi va di riascoltare una volta terminato, e questo è già un gran bel segno. Se poi ci mettiamo la bella voce di Francesca Bono, abilmente mescolata alla nebbia mattutina che la rende eterea, la cosa è ancora più piacevole. Una foschia pervade tutto il disco e che rompe i contorni delle figure, ma che non li nasconde. Non è un disco gioioso, anzi. I suoni e le parole sono tracciati con una malinconia che lascia un sapore buono in bocca, come diceva lo Ian celebrato da una delle loro canzoni.
Non è un disco con suoni nuovi, ma sono suoni belli. Un album di ricordi sonori che fanno capire con quali dischi i nostri sono cresciuti. Ian in particolare, è un insieme di suoni tra Pixies e Cure, tanto che nella parte finale potrebbe benissimo essere un (bel) outtake di Pornography cantato da Siouxsie.
I protagonisti delle canzoni degli Ofeliadorme, non hanno sogni tranquilli, se sono umani. Neanche se sono personaggi di favole o storie per l’infanzia, forse neanche l’Alice che corre attraverso gli specchi. Sono personaggi che hanno lividi e tagli sulla pelle. Mi piace pensare che la ragazza che urla in mezzo agli alberi di I Like My Drums, sia la stessa che Robert Smith cerca inutilmente nella sua foresta. Nel mondo di Ofelia le streghe e gli stregoni non appartengono ai boschi ma ai deserti aridi. Dubbi e paure pervadono le vite di chi passa da quelle parti.
Il brano musicale, fortunatamente breve, Leaves of Grass, mi lascia assolutamente indifferente. Nessuno è perfetto.
Sarei un bugiardo se dicessi che All Harm Ends Here è un album con nuove sonorità e rivoluzionario, e sarei assolutamente bugiardo se non dicessi che è un bel disco; è un disco sincero che ascolto con molto piacere, che mi lascia con quello stato di tensione che tanti gruppi, inglesi, mi infondono con il loro ascolto. Da anni.
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