Cruentus
Fake
(Triple A Events Rec.)
death metal, thrash metal
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Strano è il flusso della vita: arrivi ad un certo punto della tua esistenza e non riesci più a distinguere il bene dal male, la verità da quella menzogna che oggi viene comunemente chiamata fake.
Trovare la forza per sperimentare nuove forme di pensiero, oppure rimanere sottomessi all’interno della propria comfort zone: questo è l’eterno dualismo esistenziale che continua a perseguitare l’essere umano sin dall’alba dei tempi e che, al tempo stesso, ha ispirato il concept compositivo di Fake, ultima release dei Cruentus.
Il 2019, verosimilmente, verrà ricordato come l’anno delle reunion storiche. E a questo festival della nostalgia canaglia non potevano mancare i Cruentus, celebre band pugliese che proprio quest’anno festeggia il trentennale dalla sua fondazione.
In questo momento storico, per quanto possa sembrare anacronistico, i Cruentus si mantengono in equilibrio come dei funamboli, sventolando ancora il vessillo del death metal, sottogenere estremo che ha vissuto il suo periodo di gloria negli anni Novanta.
Come non ricordare nomi importanti di quella scena musicale quali Slayer, Death, In Flames, Morbid Angel, Obituary e Testament.
Fake è il secondo album ufficiale del quintetto di Bari, pubblicato lo scorso 19 ottobre e composto da 12 tracce: è questo il back in time dei Cruentus, a ventitre anni di distanza dal debut album In Myself, prodotto da Paul Chain nel lontano 1996.
A metà degli anni ’90, i Cruentus hanno vissuto un periodo molto intenso, così come tutto il movimento death metal, alternative metal ed industrial metal internazionale. In quel periodo, nonostante i molteplici cambiamenti di formazione, il gruppo dei sempre presenti Nicola Bavaro, Antonello Maggi e Adriano Boghetich è riuscito a sostenere un gran numero di esibizioni dal vivo in giro per l’Italia e addirittura diversi tour oltre i confini nazionali, da supporto a realtà già famose nel circuito underground metal come Coroner, Entombed, Arch Enemy, Necrodeath e Destruction.
Fake suona come un disco death metal vecchia scuola, nel quale si alternano riff al fulmicotone, ritmiche martellanti, urla cavernose, arpeggi di flamenco, accelerazioni devastanti, atmosfere noir e tempi lenti e massicci.
Insomma, è come togliere dalla naftalina una meravigliosa creatura preistorica, oppure rispolverare una vecchia arma da guerra ancora funzionante e letale.
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