AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

Nagual: recensione di And Once The Storm Is Over

Tra i veterani della scena underground italiana che operano con passione nell’immenso ginepraio dell’hard rock ci sono sicuramente i Nagual.

Nagual

And Once The Storm Is Over

(Orzorock Music)

hard rock

_______________

Tra i veterani della scena underground italiana che operano con passione nell’immenso ginepraio dell’hard rock ci sono sicuramente i Nagual, sestetto piacentino giunto al suo quinto album, se si prendono in considerazione anche i vari EP sparsi durante il cammino di una carriera, sicuramente, interessante.

In questo nuovo lavoro – And Once The Storm Is Over – le coordinate appaiono abbastanza chiare e stereotipate. Ci si muove in un campo che spazia dai Whitesnake (periodo inglese) agli Uriah Heep, passando per gli immancabili Deep Purple la cui influenza è decisamente lapalissiana.

Le canzoni, pertanto, sono molto tradizionali e si basano su riff di chitarra importanti e su un cantato tipico del genere.

Ed allora non è per niente difficile essere ammaliati da un brano come Going Nowhere che sarebbe stato perfetto tanti anni fa per le radio e le televisioni a tema rock.

Fading Away, invece, è un blues molto particolare che si fonde con quelli che sono i crismi caratteristici delle ballads anni ottanta. Un po’ Gary Moore, un po’ Glenn Hughes da solista, la canzone viaggia che è un piacere.

Con Too Far Gone! si entra nella dimensione funky rock, tipica della line-up Mark III dei Deep Purple, anche se in questo caso risulta molto forte la dimensione imponente delle tastiere che regala al pezzo un connotato quasi apocalittico.

Con Life Kills You le cose rimangono ancorate al periodo Come Taste The Band di Lord e soci e tutto sommato non è assolutamente un male, vista la bontà compositiva del periodo passato insieme a Tommy Bolin, sebbene molta critica sembri dimenticare quegli anni particolari che ebbero i Deep Purple.

Se Where Memories Are Blind rappresenta il classico lento da ascoltare in dolce compagnia, Wildfire è un altro omaggio al tradizionale hard rock, mescolato al blues, che tanto andava quarant’anni orsono.

Chiude questo bel disco Waterfall che, con la sua andatura lenta e arpeggiata, rappresenta un ottimo modo di chiudere un lavoro che farà contenti i fans della band e gli appassionati del genere.

 

https://www.facebook.com/nagualrockband

Gli ultimi articoli di Francesco Brunale

Condivi sui social network:
Francesco Brunale
Francesco Brunale
Articoli: 270