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No More: la recensione di Kissin’ In The Blue Dark

Kissin' In The Blue Dark è il nuovo, sorprendente, doppio album dei No More. Tra magnetismi cinematografici e graffiature post-punk, 29 canzoni d'amore, perdita e concupiscenza.

No More

Kissin’ In The Blue Dark

(Rent A Dog)

post-punk, new wave

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In netta e totale controtendenza con il mood attuale, fatto per lo più di produzioni brevi e musica mordi e fuggi, i seminali No More, tornano sul mercato con Kissin’ In The Blue Dark, mirabile doppio album su etichetta Rent A Dog.

I No More non hanno certo bisogno di presentazioni, è il trascorso artistico a parlare per loro, nati nel 1979 quando i canoni musicali degli anni ’70 venivano seppelliti dalle nuove correnti punk e new wave ed esplosi nel 1981 con l’hit single Suicide Commando, un cult anche per la scena trainsprayer del decennio successivo (anni ’90), proseguono il cammino tra sperimentazioni, scissioni e reunion fino ad approdare ai giorni nostri con la stessa grinta ed il medesimo genio degli esordi, se a questo si aggiungono esperienza e maturità stilistica, il parto di un disco così imponente (e non parlo solo di minutaggio) non può davvero stupirci.

Quando nel 2021 vedono sfumare il progetto per la colonna sonora di un film decidono di racchiudere l’opera in un LP a tiratura limitata, W.K.V.B.Z. – Sketches Of An Imaginary Soundtrack e forse è proprio quello il momento in cui l’urgenza creativa si trasforma in nuova linfa, Berlin Soul, una delle tracce pensate per l’ideale soundtrack, finisce così per diventare la traccia d’apertura del CD 1 (Blue) e quei magnifici intarsi di cinematografia sonora tornano a rispendere nel CD 2 (Dark) composto solo da pezzi strumentali tranne l’onirica The Sun, Henriette, The Sun dove Andy si misura con un cantato delicatissimo, molto vicino al Brian Ferry più ispirato.

Tina Sanudakura (sintetizzatori, theremin, piano, electronica) e Andy Schwarz (voce, chitarra, electronica), veri e propri maestri dell’happy-sad, si reinventano traccia dopo traccia, giocano in totale libertà offrendo una panoramica completa degli ultimi quarant’anni di minimal-electro, post-punk, ambient e pop di alta classe.

I sintetizzatori sgorgano come cascate fragorose, i suoni elegiaci fanno da tappeto ai motivi agrodolci e alle distorsioni cariche di sentimento, il theremin spettrale di Tina evoca desideri irrealizzati, inquietudine e delusione mentre Andy sparge frammenti di melodia ovunque, Andy canta, sussurra, racconta con le vibrazioni e i tremolii di voce e chitarra, un incantesimo che si spezza solo alla fine del secondo disco.

Le ventinove tracce di Kissin’ In The Blue Dark tratteggiano i destini delle cose d’amore, quelle che possono accadere tra le ore blu, partendo dal realismo poetico di Berlin Soul ancorata ad un passato malinconico per piombare nel qui ed ora dove si alternano il ritmo travolgente di Keep It Cool, l’irresistibile dinamismo di Paris Blue (primo singolo estratto), gli spasmi muscolari della sincopata Sleepers And Trains ed i ritmi vorticosi di Adrift.

 

Il registro cambia di nuovo con la rassicurante It’s So Easy To Get Lost e la deliziosa Joan In A Red Field che chiude in modo inatteso e repentino (soluzione geniale per chi come me detesta le dissolvenze in uscita), poi il romanticismo strappacuore di Love’s Sweet Dream, il mid-tempo filmico della title track, la livida cupezza di You Have To Paint It ed il meraviglioso theremin di Tina a formulare la trama caliginosa ed avvolgente di Painting Flowers In The Dark.

Ma il mio cuore batte forte per Valentina, il racconto della fine di un amour fou su un manto di ottoni che ben descrive il lato oscuro della notte e All The Dark That Shines con la sua straordinaria forza evocativa racchiusa in un sagace contrasto di gelido spoken-word e intelaiatura da ballad.

“Si pensa solo per immagini” disse una volta Camus e lo direbbe ancora se potesse ascoltare la seconda parte di questo lavoro (Dark), avvolgente e altamente cinematografico, narrativo ed onirico, ancestrale e caduco che passa dai violoncelli distorti di The Nightly Runner per chiudere con il sound elettrico di First Light passando per la techno scarnificata di The Night Still Holds Temptation, le pulsazioni frenetiche da prime ore del mattino di Old News Is Good News e gli ipnotismi notturni della maliarda Floating, tutto avviene in modo naturale, nello stesso preciso momento, proprio come accade nella vita.

Kissin’ In The Blue Dark è la prova provata dell’esistenza di un Dio, un Dio musicale che tocca ed ispira solo i più fortunati, i talentuosi, i tenaci, i creativi, quelli che hanno sempre qualcosa di speciale da dire e quando non ce l’hanno tacciono.

Prendetevi del tempo, fatevi del bene e dopo aver ascoltato questo masterpiece complesso e multiforme griderete con me lunga vita ai No More.

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