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Tobjah: recensione di La via di un pellegrino

La pandemia è stata anche un momento di riflessione: Tobjah coglie l'occasione per sperimentare col nuovo album La Via del Pellegrino.

Tobjah

La via di un pellegrino

(Tega)

ambient, dub, electro

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La pandemia per molti artisti è stato un momento di riflessione e sperimentazione. È vero, l’economia è stata ferma per tutti ma c’è chi ha tentato di reinventarsi e questo è avvenuto anche nella musica.

Tobjah fa parte di quella schiera di artisti che in questo periodo particolare si è rimboccato le maniche per pubblicare un lavoro al di fuori degli schemi: La via di un pellegrino. Si tratta di un disco insolito, astratto per certi versi uscito tramite l’etichetta indipendente Tega.

Analizzando l’album, già da Senso, traccia che apre questo viaggio sonoro, si comprende, lo stile che l’artista vuole mostrare.

La prima traccia qualche volta ti convince e pone fiducia sull’ andazzo del disco, altre volte no ma in questo caso e mi riferisco agli scettici, la successiva Chi l’avrebbe detto con i suoi suoni toglie ogni dubbio.

Passiamo direttamente a Stella uno dei punti salienti del platter, questa, una traccia che miscela l’ electro più stridulo e la psichedelica.

Senza troppi giri di parole con questa canzone gli hippies avrebbero fatto i migliori viaggi mentali.

Nella successiva La poetica del diverso troviamo un Tobjah davvero inspirato e si nota sia nel cantato che nella melodia irruente della traccia.

L’ ultima attenzione, per non rovinare il piacere di questa operetta all’ ascoltatore, va a Incubo, una canzone che a tratti ricorda qualche motivetto dei Beatles.

Insomma questo secondo disco di Tobia Poltronieri (anche nei C+C=Maxigross) è riuscito a miscelare nelle dosi giuste dub, dmbient ed elettronica proponendo un prodotto di ottima qualità.

Probabilmente nei primi ascolti questo album potrà risultare poco comprensivo, ma fidatevi che già dopo il terzo ascolto si noteranno interessanti chicche. Buona prova per Tobjah.

Bandcamp

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Vincenzo Scillia
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