AAVV
WormHoleDeath
(WormHoleDeath records)
metal
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Diamo un’occhiata a volo d’angelo alle produzioni del 2013 che non avevamo ancora avuto il tempo di presentarvi. Si tratta di musica estremamente pesante, come tutta quella legata all’etichetta italiana WormHoleDeath.
Partiamo con gli italiani Lightness Moor capitanati da Ilaria Falchi. Un gruppo orientato verso il gothic doom e che è uscito con il primo LP The Poem. Voce soave lei, punto a favore di questa produzione, controbilanciata dal cavernoso growling di Federico Mura. Gli oltre 12 minuti di Overwhelming Darkness da soli esprimono l’intera poetica e lo stile del gruppo.
Di seguito arriva il death metal degli svedesi Beyond Mortality, che ci presentano Infected Life, loro primo full length. Beat blust a pioggia e mitragliate di chitarra. Se amate le corse non scontate verso la morte e la follia, il gruppo non vi deluderà di certo.
Ora un salto in Spagna, a cercare un po’ di trash vecchio stampo con i Napalm Storm. Harmeless Cruelty racchiude tutta l’energia e l’oscurità stile Slayer, assai diversa da quella dei gruppi attuali. Si tratta sempre di uccidere e torturare, ma con una serietà e una deontologia che i ragazzi di oggi non conoscono …
A parte le cavolate, a mio parere questo album è uno dei migliori di questa breve carrellata.
Avevate nostalgia della vecchia regina inglese? Non parlo di Elisabetta II, ma della NWOBHM.
Non aspetto neanche la vostra risposta, che magari potrebbe essere negativa, e vi presento gli Inflikted di Stoccolma e il loro album omonimo. Con Lemmy e Bruce nel cuore, i nostri si lanciano in cavalcate di chitarre che non vi lasceranno sicuramente indifferenti. Uno di quegli album che o spegnete il lettore o vi trovate presto in uno stato frenetico di piccoli movimenti sincopati, stile Angus Young, che esula dal vostro giudizio rispetto alla musica che state ascoltando. Insomma: scapellerete a prescindere.
Dopo tutta questa energia – non sia mai che ci divertiamo troppo- torniamo a un po’ di malsana oscurità.
Ci pensano gli Asa Noir a calarci di nuovo nelle dolci- per loro- tenebre di The Fall Of The Idols.
Ecco un inconfondibile prodotto finnico, popolo per cui il mal di vivere è rappresentativo quanto la pasta per noi italiani. Orchestrazioni poderose e lavoro di synth sono i paradigmi, le orecchie mettetele voi. Anche qui un album da non sottovalutare: brani come Lokasenna sembrano scritti più per la colonna sonora di un pomposo thriller che per il nudo ascolto. Davvero molto evocativo.
Oggi penso che abbiamo fatto contenti tutti in casa Metal. Vi auguro buon ascolto.
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