Gary Numan
Splinter : Songs From A Broken Mind
(Cooking Vinyl)
synth pop, wave
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Come se davvero i pensieri bui, che ogni mente nasconde nei suoi anfratti, potessero uscire fuori e prendere forma come un’animazione di mitologica memoria, cosi Gary Numan con il suo ultimo album Splinter: Songs from a broken mind, ci fa pervenire le sue idee oscure, i suoi incubi, i suoi turbamenti sotto forma di canzoni.
Gary Numan, probabilmente il più noto pioniere della musica synth pop/new wave, ci presenta un lavoro sofferto, introspettivo che elabora forse come non mai i lati più oscuri della sua personalità schiva ma florida di talento. Splinter: Songs from a broken mind nasce così, dai travagli interiori di un artista di mezza età che, con questo album, riesce a tirare fuori dal cilindro un lavoro di ottima fattura, cupo, aspro ma anche suggestivo ed accattivante, aggiungendolo così alla sua già vasta produzione.
Musicista apprezzato e stimato da i grandi della musica mondiale come Bowie, Lady Gaga e Trent Reznor, Numan è sicuramente ispiratore di alcune sonorità che troviamo in molti dei pezzi di successo dei giorni nostri. Proprio Reznor che aveva sempre apprezzato i primi lavori di Gary Numan lo influenza nella metamorfosi che arriva attorno al 2000, che sposta la sua vocazione prettamente elettronica verso sonorità con influenze più industrial e dark.
Si comincia con I am Dust e subito ci troviamo di fronte ad un ottimo pezzo, suoni campionati, sincopati, chitarre acide, in alcuni punti il sound ricorda in modo inequivocabile i Nine Inch Nails (d’altro canto il chitarrista dell’incarnazione live della band di Reznor, Robin Fink, suona spesso e volentieri anche in questo disco), ma il ritornello quasi urlato risulta molto efficace. Nel complesso un pezzo molto riuscito.
Subito dopo troviamo Here In The Black, dove un intro elettronico, corroborato da chitarre acide e da archi precede strofe tanto sussurate quanto inquietanti. Il ritornello poi mette ancora una volta in risalto la capacità di Numan di comporre melodie valide, piacevoli e immediatamente orecchiabili.
Sommesa e quasi intimista, The Calling, presenta nella prima parte meno svolazzi e intrecci sonori per proporre con la voce di Numan una melodia semplice ma funzionale.
In Love Hurt Bleed è il ritmo a farla da padrone, suoni e ritmi dance si mischiano a sintetizzatori distorti. Il ritornello poi , grazie ad una prevalenza strumentale, è quanto mai incisivo e orecchiabile. Sicuramente uno dei pezzi di immediata fruibilità anche grazie alle sue sfumature pop.
L’album si chiude con My last day dove la voce di Numan diviene calma e calda nella prima parte, accompagnata da accordi di piano ed effetti sonori. Nella seconda parte, invece, il ritornello prelude un crescendo graduale e maestoso, un intreccio strumentale dove la parte ritmica diventa corposa e travolgente, arricchita da archi a sorreggere la melodia principale. Uno dei pezzi più coinvolgenti.
Gary Numan con il suo Splinter: Songs from a broken mind, convince ed attrae sin dai primi ascolti. Nell’album si avverte come l’ inventiva di Numan nello sperimentare suoni viene esaltata dalla innata ed indiscutibile qualità di generare melodie semplici ma godibili, lineari ma allo stesso tempo attraenti. Un album che non deluderà i fan storici e che farà di sicuro nuovi proseliti.
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