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Sonic Youth: The Eternal

Esattamente Eterni: ennesima gemma discografica allucinogena, non solo un album di conferma per i Sonic Youth

Sonic Youth

The Eternal

(Cd, Matador Records)

indie rock

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sonic youth the eternalSalutata la Geffen con una raccolta di inediti e b-side, The Destroyed Room,  decisamente migliore del precedente Rather Ripped, ecco tornati i Sonic Youth liberati dagli impegni con la major. Dopo la dipartita di Jim O’Rourke dal gruppo si è unito il vecchio bassista dei Pavement, Mark Ibold, che dopo aver collaborato ai due album precedenti è entrato ormai in pianta stabile nella band.

Moore, Gordon e Ranaldo si dividono la voce nei 12 brani del disco. E’ un ritorno al frenetico disturbo sonico, con chitarre dissonanti e urla deformi, ritmi convulsi anche se risultano ancora ammorbiditi visto che non si possono rinnegare i blandi dischi recenti. Kim Gordon saluta il pubblico con una adirata Sacred Trickster seguita da una fulminante e corale Anti Orgasm da 6 minuti con cambi di tempo, corde sverginate, e mulinelli di basso.

Il beat Leaky Lifeboat è ispirato al poeta Gregory Corso, che insieme ad Antenna e What We Know rallenta l’euforia iniziale plasmandola in una più fluida ma sempre ben animata. Si torna suonare in maniera devastante con Calming The Snake e Poison Arrow che scuotono come ci si aspetta i padiglioni auricolari senza essere esageratamente “troppo noise”.

Due chili e mezzo di delay a dominare l’atmosfera di Malibu Gas Station. Thunderclap e No Way fanno parte di un’altra performance energica e corale mantenendo gli equilibri grazie alle seicorde di Moore e Ranaldo, sempre armoniose. Limpidi riff introducono Walkin’ Blues e colorano allegramente questa canzone insieme a coretti disinvolti.

A concludere una lunghissima Massage The History, un brano d’atmosfera in cui le pennate acustiche vengono sovrastate da assoli lunghi e armonici per circa quattro minuti e mezzo, si va in un crescendo di storture soniche fino a metà brano per poi ridiscendere placidamente ai sussurri di Kim Gordon, che ci aiuta a chiudere gli occhi al termine di questo gradito ritorno.

Disco di ripresa, che riconduce all’ovile un gruppo che ormai ha già sperimentato di tutto nel suo genere, e che dimostra di saper saltare ancora energicamente sui muri sonori, esplodendo con gli stessi riff ossessivi di quando erano dei ragazzini sconosciuti.

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Luca Paisiello
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