Pendulum
Roma, Atlantico Live, 28 settembre 2010
live report
________________
Tutti o quasi i romani (e qualche decina di inglesi) amanti della drum’n’bass stasera sono all’Atlantico Live, discretamente pieno. L’appuntamento, di quelli ghiotti, è con gli australiani Pendulum, reduci da un’estate in cui hanno incendiato le folle dei festival di tutto il mondo, Italia esclusa, ovviamente. Stanno ancora portando in giro il loro pirotecnico show fatto di grandi successi e delle canzoni del loro recente Immersion.
A scaldare gli animi ci pensano gli albanesi South Central, una coppia tastiera-macchine che ha proposto una specie di dj-set con remix in diretta sia di pezzi loro sia di altri. La loro performance è parecchio paracula, ma divertente quanto basta. Mischiano con sapienza Daft Punk e Nirvana, Toxic Avenger e Bloody Beatroots, Chemical Brothers e Prodigy.
Per avere sul palco i Pendulum bisognerà attendere le 23.15, quando l’aria del palazzetto è praticamente già irrespirabile per il caldo e i miasmi da esso prodotti. Nulla a confronto di quello che scateneranno i Pendulum, trasformando il caldo in bollore puro e la platea in una sorta di felice girone dantesco.
Dopo l’intro di rito le danze si aprono con Salt in the Wounds, ed è subito bolgia. Ma è anche subito chiaro che l’acustica dell’Atlantico tenterà in tutti i modi, in parte riuscendovi, di trasformare in marmellata l’orgia di ultrabassi, tastiere acide, basso ipnotico e chitarra grattuggiata dei Pendulum. Ci rimette soprattutto il chitarrista, il cui suono spesso non arrivava proprio in platea.
Avevamo detto della paraculaggine dei South Central, ma anche i Pendulum non scherzano! Su Granite si divertono a citare i Black Eyes Peace e come quinto pezzo in scaletta propongono la loro versione ipertrofica di Vodoo People dei Prodigy, scatenando il delirio (canzone che citeranno anche nella conclusiva Blood Sugar, giusto prima dei bis).
Energia da vendere, grandissimo frontman, pezzi sufficientemente cafoni ma anche con molte felici intuizioni, una eccessiva ripetitività della parte ritmica (nota dolente di tutto il filone drum’n’bass, eccessivamente codificato) e addirittura molte aperture alt-rock-metal alla Linkin Park, che d’altro canto i Pendulum avevano già in passato coverizzato.
Il bilancio della serata è comunque più che positivo, con un tasso di divertimento altissimo e la conferma di (quasi) tutto il bene che la stampa estera racconta dei Pendulum.
La tracklist del concerto:
Intro
Salt in the Wounds
Granite
The Vulture
Showdown
Voodo People
Witchcraft
Fastem Your Seatbelts
Slam
Midnight Runner
The Island Pt1
The Island Pt2
Tarantula
Propane Nightmares
Blood Sugar
—————-
Crush
Watercolour
Outro
Gli ultimi articoli di Massimo Garofalo
- Platonick Dive: recensione di Take A Deep Breath - October 23rd, 2024
- Francesca Bono: recensione di Crumpled Canva - October 17th, 2024
- Permafrost: recensione di The Light Coming Through - October 15th, 2024
- Visor Fest 2024 (dEUS, The Charlatans, The Mission, Kula Shaker...): ecco com'è andata - September 30th, 2024
- Monolake: recensione di Studio - September 27th, 2024